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La parola della settimana è corpo (di Massimo Sebastiani)

La parola della settimana è corpo (di Massimo Sebastiani)

Terza puntata. Se si parla di amore, anima e corpo proprio non ce la fanno a separarsi

25 febbraio 2023, 17:09

Redazione ANSA

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La parola della settimana - RIPRODUZIONE RISERVATA

La parola della settimana - RIPRODUZIONE RISERVATA
La parola della settimana - RIPRODUZIONE RISERVATA

Che cos’è uno standard? Se cerchiamo su Wikipedia scopriamo che c’è una corposa pagina di disambiguazione che ci sottopone vari significati della parola, a secondo dell’ambito in cui viene usata: la geografia, la tecnologia, la chimica, l’urbanistica e la musica dove viene definito come un ‘tema musicale molto noto che col tempo è divenuto un classico della musica, in particolare nella musica jazz’.

Ecco, ‘Body and soul’ è uno di questi. Sono molti i motivi per cui un brano diventa uno standard ma in questo caso dall’inizio degli anni ’30 passando per Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Sarah Vaughan, Frank Sinatra fino a Carly Simon e Amy Winehouse, senza contare le esecuzioni strumentali, destino tipico degli standard nel jazz, di grandi come John Coltrane e Chet Baker, si può pensare che ‘Body and soul’ debba il suo successo anche a quello che abbiamo visto essere una specie di filo conduttore della nostra cultura e del nostro modo di pensare: due entità separate che però vogliono stare insieme anzi, se in questione c’è l’amore, il corpo è tanto imprescindibile quanto l’anima, qualunque cosa voglia dire.

Il verso che ritorna sempre al termine di ogni strofa di ‘Body and Soul’ è ‘sono tutto tuo/a, anima e corpo’ oppure ‘mi arrenderei volentieri a te, anima e corpo’. Se si parla di amore, altro tema evidentemente immortale ad ogni latitudine ed epoca, anima e corpo proprio non ce la fanno a separarsi e nel testo di Johnny Green questo è reso evidente dai versi che abbiamo citato: l’amore nascerà anche dal cuore e magari pure dalla testa ma è con il corpo che alla fine si dimostra: ‘mi arrenderei a te, anima e corpo’ e qualcuno traduce ‘mi consegnerei’ perché nel termine inglese ‘surrender’ c’è anche l’idea della consegna.

D’altra parte il corpo stesso come abbiamo detto è sempre anche qualcos’altro: corpo poetico in Pasolini, per esempio, come ricorda anche una parte del titolo di una mostra allestita per il centenario della nascita dello scrittore, regista, saggista (e la prima parte recita ‘Tutto è santo’, tanto per ribadire che la corporeità non è lontana neanche dalla santità: e come potrebbe se la nostra è la cultura di una religione in cui il Dio si incarna, cioè si fa corpo?); e anche il Diavolo, d’altra parte, ama stare nel corpo (‘Il diavolo in corpo’ è il titolo di un romanzo di Raymond Radiguet, scrittore morto ad appena 20 anni, nel 1923, lo stesso anno della pubblicazione del libro da cui sono stati tratti tre film, tra cui quello di Marco Bellocchio del 1986).

‘Corpo a corpo’ poi è un’espressione che proviene dal linguaggio militare e ginnico ma si è rapidamente fatta metafora nei campi più disparati (il corpo a corpo con la letteratura o con la scrittura, il corpo a corpo con la madre ecc.). Per non parlare delle parti del corpo assurte a metafora di situazione concettuali e non corporee: il braccio destro, alzarsi col piede sbagliato, una persona in gamba e tante altre. ‘Il corpo del capo’ è il titolo di un libro di Marco Belpoliti, scrittore e docente universitario, dedicato al fenomeno Berlusconi che prova a spiegare l’oltrecorpo, se così si può dire, cioè tutto quello che di non corporeo si prova a dire (e a Berlusconi evidentemente riuscì) attraverso il corpo.

Ma soprattutto nel diritto anglosassone, sistema giuridico di common law, cioè basato sui precedenti più che sui codici, l’Habeas Corpus è un fondamentale principio di tutela della libertà personale, di qualcosa dunque che va ben oltre il corpo come materialità. Il culmine di questa storia, che è la nostra storia, è da un lato l’esaltazione del corpo come immagine (significato originario della parola, come abbiamo visto nella seconda puntata), dall’altro la negazione stessa del corpo attraverso le penitenze e le autoflagellazioni dei disturbi alimentari che, come è ormai noto, rimandano molto ormai oltre il corpo.

 

 

 

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