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Lucia Ronchetti, 'le compositrici si realizzano all'estero''

Lucia Ronchetti, 'le compositrici si realizzano all'estero''

Direttrice Biennale Musica, più attenzione verso le artiste

ROMA, 07 marzo 2024, 15:09

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Luciano Fioramonti) Le tematiche messe in luce dal movimento Me Too hanno provocato un atteggiamento nuovo verso le donne che lavorano ma quanto alle opportunità professionali in ambito musicale, come in molti altri settori, non è cambiato nulla. ''Le compositrici italiane devono andare all' estero per completare la loro formazione. In Francia e in Germania, ad esempio, vengono accolte con sensibilità e attenzione maggiori in residenze artistiche e in programmi dedicati agli artisti emergenti. Nel nostro paese non ci sono residenze artistiche come l' Accademia Tedesca di Villa Massimo o francese di Villa Medici che assicurino a una musicista uno stipendio per un anno per poter comporre e fare ricerca''. Lucia Ronchetti, direttrice della Biennale Musica, traccia un quadro a tinte fosche del panorama per le giovani che escono dal conservatorio per dedicarsi alla scrittura sinfonica e operistica. L'occasione per parlarne è la conferenza che Palazzetto Bru Zane, che a Venezia lavora alla riscoperta del repertorio romantico francese, dedica l' 8 marzo a quattro compositrici. Ronchetti, anche lei compositrice, e Vincenzina C. Ottomano, storica della musica e docente dell'Università Ca' Foscari, affronteranno ''la long durée della ricerca compositiva femminile nella Francia dell'Ottocento'' per mostrare come l' esperienza di quelle autrici abbia plasmato profondamente la sfera musicale femminile delle generazioni successive ''creando le premesse essenziali per il riconoscimento attuale del ruolo e dell'importanza di molte protagoniste della scena europea''.
    ''La storia della musica valutata in tempi molto più lunghi e dovrebbe essere una scienza molto più fluida - dice Ronchetti all' ANSA - . ''Queste musiciste sono importanti perchè è grazie a loro se nella Francia del '900 si è dato spazio alle artiste. Oggi ci sono varie compositrici riconosciute a livello internazionale che hanno avuto accesso a una formazione di alto livello''. E' stato proprio questo il problema del secolo scorso: se un compositore non venne ammesso alle istituzioni più importanti è difficile che il suo lavoro abbia un valore aggiunto. ''La musica - osserva Ronchetti - non è mai di un compositore isolato ma è il risultato delle relazioni con altri colleghi, in una catena che lo lega a quanto è successo prima di lui. I centri didattici prestigiosi sono grandi punti di riferimento per i talenti che arrivano da tutto il mondo. La tecnica si trasferisce di generazione in generazione''. E invece? Fino alla metà del secolo scorso le donne hanno potuto fare riferimento a una classe di insegnanti totalmente formata da uomini. Solo dal secondo dopo guerra si è creato spazio per le docenti. E' il caso della finlandese Kaija Sahariaho (1952-2023), Leone d' Oro alla carriera alla Biennale Musica nel 2021, che negli anni Settanta fu ammessa al più importante istituto di composizione nonostante il professore fosse stato chiaro: ''Devi stare su una sedia ad ascoltare e fare finta che non esisti''. Da poco tempo compositrici occupano posti chiave nell' insegnamento, come Isabel Mundry (1963), titolare di cattedra per composizione di due importanti istituzioni a Monaco e Zurigo, e l' israeliana Chaya Czernowin (1957), che insegna composizione ad Harvard. Per l' Italia valgono i casi Clara Iannotta e Francesca Venturelli, autrici della nuova generazione riconosciute a livello internazionale che hanno studiato e vissuto in Francia e hanno vinto in anni diversi il Prix de Rome per la qualità del loro lavoro. ''All' estero - osserva Ronchetti - possiamo studiare ovunque perchè essere nati in Italia è importante, la nostra tradizione musicale è una garanzia ed è più facile trovare le porte aperte''.
    L' Italia invece, sottolinea la musicista, non investe in questo campo e manca di progettualità. ''E' un grande errore e un peccato. I grandi compositori emergono con le buone condizioni di lavoro, se possono sperimentare progetti che possono anche essere insuccessi. E' un lavoro che si impara facendolo. Per questo è importante avere finaziamenti e strutture di residenza. Noi compositori italiani siamo quasi sempre docenti di conservatorio che quando possono lavorano di solito gratis alle loro composizioni''. E' importante inoltre fare ricerche nelle biblioteche per capire meglio il passato musicale e progettare il futuro. Come fa, appunto, Palazzetto Bru Zane che analizza e riporta alla luce i capolavori musicali dell' '800 francese. ''E' un faro nella nebbia - conclude - un gioiello e un monito. Anche in Italia dovrebbero nascere iniziative come queste perchè tendiamo a dimenticare il passato e selezioniamo dalla tradizione solo quello che interessante per l' immediato presente''.
   

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