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Scialpinisti morti in Svizzera, ipotesi ipotermia

Scialpinisti morti in Svizzera, ipotesi ipotermia

I dispersi avrebbero cercato riparo scavando una buca nella neve

AOSTA, 11 marzo 2024, 11:30

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Hanno con ogni probabilità tentato di scavare una buca nella neve per trovare riparo dal freddo e dalla bufera i cinque scialpinisti elvetici trovati morti ieri sera nella zona della Tete Blanche, sulle Alpi svizzere, e che erano dispersi da sabato, insieme a una sesta persona non ancora trovata. L'ipotesi, appresa dall'ANSA da ambienti vicini ai soccorritori, è che la morte possa essere legata all'ipotermia, dopo che il gruppo aveva perso l'orientamento nella tempesta di neve. Le autorità elvetiche in conferenza stampa oggi a Sion non hanno chiarito le cause della morte, ma durante le ricerche di ieri mai si era parlato di valanga. 

   Fredy-Michel Roten, direttore dell’ Ocvs (Organizzazione cantonale vallesana dei soccorsi) ha detto in conferenza stampa che in queste situazioni, quando si riescono a contattare i dispersi al telefono, “si dà l’informazione di proteggersi al meglio, il che non è sempre evidente, fare un buco” nella neve, “proteggersi da qualche parte”. In casi del genere “si prova sempre a rimanere in contatto, poi bisogna vedere anche i mezzi che si hanno a disposizione, c’è purtroppo la questione della batteria” del telefono.

   “Tutto è stato fatto sul piano umano, sul piano delle risorse...abbiamo provato l’impossibile. Talvolta dobbiamo inchinarci alla natura”, ha spiegato Christian Varone, comandante della polizia cantonale del Vallese. I soccorritori hanno lavorato “fino all’estremo limite delle loro possibilità”, ha aggiunto, facendo riferimento alle condizioni meteorologiche “catastrofiche” del fine settimana scorso, con nebbia, vento, freddo e pericolo valanghe. La “speranza” è di poter trovare ancora in vita lo scialpinista disperso, pur essendo “realisti” sulle condizioni della montagna, a 3.500 metri di quota, nelle ultime 48 ore. La tempesta Monica sulle Alpi ha portato raffiche di vento fino a 190 chilometri all’ora sopra i 1.800 metri.

   La procuratrice generale del canton Vallese, Beatrice Pilloud, ha annunciato l’apertura di un’indagine per far luce sulla tragedia. Secondo Pilloud in montagna le condizioni possono “cambiare subito” ed “è importante non giudicare le persone”, avendo rispetto nei “loro confronti” e “verso le loro famiglie”.
   

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