E' un protocollo
d'intesa che ha come obiettivo quello di realizzare un welfare
partecipato che attivi un percorso di innovazione in grado di
generare risposte anche ai nuovi bisogni, prevedendo il
coinvolgimento di reti sociali e di forme organizzate, partendo
da una elaborazione congiunta delle idee insieme ai portatori di
interesse quello che coinvolge il distretto del Trasimeno
dell'Usl Umbria 1, l'Unione dei comuni, il Cesvol Umbria Ets (in
rappresentanza del terzo settore), il coordinamento territoriale
dei centri sociali di volontariato e promozione sociale e la
Consulta dei giovani del Trasimeno. E' stato sottoscritto a
Panicale, da Emilio Paolo Abbritti, direttore del Distretto del
Trasimeno dell'Usl Umbria 1, Matteo Burico, presidente
dell'Unione dei Comuni, e dai vertici degli altri organismi.
Con il protocollo - è detto in un comunicato dell'Usl 1 - i
firmatari si impegnano ad operare in stretta collaborazione tra
loro, ognuno per la propria area di competenza, per consolidare
un rapporto privilegiato fra gli enti locali, gli enti del
servizio sanitario regionale e i soggetti del terzo settore
rappresentativi nel territorio del Trasimeno, "in un proficuo
scambio di conoscenze ed esperienze finalizzati al recupero,
alla promozione e implementazione di nuovi modelli di
collaborazione in favore della comunità; soddisfare i bisogni
complessi ed emergenti nel territorio, attraverso la gestione
appropriata e integrata dell'assistenza sanitaria,
socio-sanitaria e socio-assistenziale; ampliare i diritti di
partecipazione, informazione e tutela della popolazione;
promuovere i servizi di prossimità, sanità di iniziativa, di
promozione, prevenzione e di educazione alla salute, nell'ottica
della multiprofessionalità e multisettorialità; creare percorsi
di co-programmazione e coprogettazione finalizzate a trovare
nuove ed efficaci risposte ai bisogni di welfare del presente,
uscendo dalla logica dei singoli interventi e valorizzando
l'esistente in una prospettiva di rete che possa connettere le
relazioni di vicinato territoriale e delle istituzioni pubbliche
e private più prossime; affermare una nuova visione del welfare
pubblico territoriale e comunitario, come costruzione collettiva
in cui ognuno è chiamato a fare la sua parte, nell'ottica della
promozione di una cultura diffusa dell'accoglienza e
dell'inclusività; promuovere percorsi intergenerazionali che
mettano in relazione tutti i diversi soggetti e tengano insieme
le attività di tutti i gruppi destinatari protagonisti della
Comunità; promuovere la cultura della responsabilità e della
partecipazione, mediante la valorizzazione dei volontariati e
attraverso la promozione di interventi di responsabilità sociale
di impresa e di welfare aziendali; promuovere l'autoefficacia,
l'empowerment e il lavoro di comunità, valorizzando le buone
pratiche presenti sul nostro territorio".
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