Scarti tesili del distretto
pratese abbandonati in capannoni industriali in disuso della
Toscana, del Veneto e della Campania. E' quanto scoperto dalla
Dda di Firenze, che nei giorni scorsi ha chiuso le indagini
preliminari, condotte dai carabinieri del Noe, a carico di 19
persone e 6 aziende, accusate a vario titolo di reati che vanno
dall'associazione per delinquere finalizzata al compimento di un
traffico organizzato di rifiuti, alla truffa e alla gestione
illecita di rifiuti. Le notifiche dei provvedimenti di chiusura
indagini sono in corso di esecuzione in Toscana, Veneto,
Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Campania.
Secondo quanto spiegato dai carabinieri, i rifiuti, invece di
essere trattati e smaltiti, venivano accumulati in capannoni in
disuso in zone isolate, situato nelle province di Prato,
Pistoia, Verona, Vicenza, Padova, Rovigo e Salerno. In circa tre
mesi sarebbero state gestite in questo modo circa mille
tonnellate di scarti tessili, con un guadagno di almeno 250mila
euro. Sempre in base a quanto accertato dai carabinieri del Noe,
coordinati dal pm Leopoldo De Gregorio, gli imprenditori, privi
delle necessarie autorizzazioni, in breve tempo si sarebbero
imposti nel ritiro dei rifiuti costituiti da scarti tessili e
della pelle presso le ditte del Pratese, grazie a prezzi molto
bassi. I rifiuti, ritirati in sacchi neri, sarebbero stati però
stipati nel capannone delle ditta senza essere trattati. Poi,
una volta trasformati formalmente in merce attraverso il
meccanismo del 'giro-bolla', venivano portati con dei tir in
capannoni in disuso in Toscana, Veneto e Campania, grazie alla
collaborazione di alcuni complici e di ditte di trasporto
compiacenti.
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