Non vuole essere definito un
'no-vax', ma ne è diventato un paladino, sostiene di rifiutare
il vaccino per motivi del tutto personali, che però non
chiarisce, e comunque accetta di rinunciare al suo amatissimo
basket e a milioni di dollari. Personaggio da sempre un po'
controcorrente, la stella Brooklyn Nets Kyrie Irving non accetta
di piegarsi alle norme anti-Covid 19 che New York impone agli
atleti, vietando di giocare o allenarsi a chi non sia vaccinato.
Anche altri giocatori della Nba - circa il 10%, al momento -,
non sono vaccinati e resta ampio il fronte degli atleti Usa 'no
vax'. Alle Olimpiadi di Tokyo, un sesto dei componenti la
delegazione statunitense non era vaccinato ma Pechino ha
annunciato che ai Giochi invernali di Pechino sarà ammesso solo
chi lo sia o chi accetti di sottoporsi ad una improbabile
quarantena di 21 giorni nel Paese. Numeri ancora non ce ne sono,
ma il caso Irving sta intanto riaccendendo la polemica tra i due
fronti. Il mondo della politica si accoda. La destra
repubblicana si fa paladina dei 'resistenti', arrivando a
elogiare il giocatore dei Nets e si altri suoi colleghi in Nba
che, dopo la campagna "Black lives matter", erano stati messi
all'indice. Anche per evitare di essere tirato per la giacca, il
play 29enne ha deciso di dire la sua senza intermediari, in una
diretta su Instagram, spiegando ai suoi milioni di follower di
aver deciso solo di fare "ciò che è meglio per me. per il mio
corpo. Io non sono un sostenitore nè di chi si vaccina nè di chi
non vuole farlo, tutti sono liberi e rispetto le loro scelte",
ha detto. Il rischio di perdere molto denaro, al momento si
parla di circa 16 milioni di dollari, e di saltare gran parte
della stagione non lo fa recedere: "Io non avrei mai voluto
dover lasciare la mia passione per via di questo obbligo. A
volte però bisogna prendere delle decisioni che possono metterlo
a repentaglio. Quel che succede è più grande del basket". A
scanso di equivoci, i Nets lo hanno messo fuori squadra e c'è
già chi lo vede destinato ad altri lidi, dove di vaccino al
momento non si parla. Nell'altro grande campionato
professionistico Usa, la Nfl, i non vaccinati sono una
percentuale ridotta, anche perchè pur senza introdurre l'obbligo
i boss del football professionistico hanno di fatto messo
all'angolo i 'resistenti'. Nella Nhl, sarebbero invece solo
quattro di numero, non il 4%, secondo il commissioner, Gary
Bettman, gli atleti non vaccinati, su un totale di 700. Diversa
la situazione per tante star di sport individuali e non di
contatto, come il tennis o il golf, dove la resistenza al
vaccino resta ancora alta, anche se la progressiva stretta sugli
spostamenti e sulle partecipazioni ai tornei sta convincendo
molti a sottoporsi alla vaccinazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA