Secondo i dati ufficiali di
Assogestioni nel secondo trimestre i fondi Pir tradizionali sono
tornati ad una raccolta netta positiva pari a 105 milioni
rispetto ai -316 del primo trimestre e "a nostro avviso i Pir
restano degli strumenti molto attraenti e vanno nella direzione
di canalizzare il risparmio in partecipazioni che creino valore
economico e sostenibile per le Pmi (sia quotate che non quotate)
e per gli investitori". Lo afferma l'Ufficio studi di Equita.
Sui Pir tradizionali (3.0) stimiamo una raccolta netta per
l'intero 2021 di circa 500 milioni, mentre per i Pir alternativi
(dove la Legge di Bilancio 2021 ha introdotto ulteriori benefici
fiscali, come credito d'imposta sulle minusvalenze) di circa 2-3
miliardi all'anno", aggiunge il report. "Inoltre, grazie alla
combinazione Draghi più Recovery Plan, riteniamo che l'Italia
sia tra i Paesi più interessanti in cui investire al momento,
anche alla luce di un profilo di rischio drasticamente
migliorato, e questo potrebbe portare un ritorno di capitali
verso l'Italia, ancora poco detenuta nei portafogli degli
investitori istituzionali", conclude Luigi de Bellis,
co-responsabile dell'Ufficio studi di Equita.
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