(di Francesco De Filippo)
GIULIO SAPELLI, 'NELLA STORIA
MONDIALE. STATI MERCATI GUERRE' (Guerini e associati. Pp. 338,
Euro 24,50). "L'innovazione globalmente intesa, dalla tecnologia
alla morale, è la sola via di salvezza". Ne è convinto lo
storico ed economista Giulio Sapelli, poggiando la sua
determinazione su vari elementi che analizza in un libro di
respiro mondiale, denso di acute riflessioni frutto di una
approfondita consapevolezza storica.
Le considerazioni: l'unica globalizzazione realizzata è
quella finanziaria, l'Europa non ha saputo darsi una
Costituzione, "i partiti si sono sgretolati, eccetto in Germania
e in Scandinavia" con "indebolimento delle strutture statali
weberiane". Il cuore della crisi mondiale è in Europa e il
rischio è di essere "riscagliati al Trattato di Verdun".
Scritto prima della guerra russo-ucraina, il libro non prevedeva
una geopolitica ribaltata e in un istante. Ma rimane la
giustezza dell' assunto: Sapelli dice che la "disintegrazione
europea si consuma con il sistema a cambi fissi tramite una
moneta unica che agisce senza unità politica, senza sistemi
fiscali integrati, senza welfare concordati con la
'sregolazione' finanziaria che gioca contro gli Stati con la
speculazione sul debito". E suggeriva che "solo una 'entente
cordiale' tra Usa e Russia" avrebbe potuto "superare
l'unipolarismo e la spropositata forza della finanza
sregolatrice". Progetto per il momento irrealizzabile. "Solo
un'Europa che integri in sé la Russia potrebbe svolgere il
compito egemonico per porre sotto tutela e sotto stabilizzazione
- alternando interventi militari e diplomazia e accordi
commerciali - un'area destinata a essere centrale per la
sopravvivenza dell'Europa, dal punto di vista della sicurezza
interna e per il suo sviluppo per il 'reservoir' di energia
nell'area". E' invece già realtà l'altra metà del piano: una
"entente cordiale", tra l'Europa e gli Usa, prodromica alla
stabilità internazionale minacciata dal tentativo egemonico
cinese. Sapelli su Pechino ha un parere inusuale: la Cina sta
"crollando sotto il peso delle intime contraddizioni".
Inaugurata "una nuova guerra fredda, con la Cina come
bersaglio", gli Usa non potranno avvicinarsi alla Russia di
Putin, come auspicava l'economista. Che vaticina un futuro
terrificante: "La politica di Xi rende inevitabile prima o poi
una guerra con gli Usa". Jinping avrebbe condotto la Cina in un
'cul de sac': non si è formata una borghesia agraria e le città
sono piene di clandestini che non possono consumare come
dovrebbero le masse inurbate. "La decadenza inizia per la
sovrapacità produttiva di beni strumentali ingigantita dalla
rivoluzione disastrosa della finanza che ha sconvolto equilibri
secolari, mentre creava asimmetrie mondiali con l'entrata
dell'Impero di Mezzo nel Wto nel 2001". Sapelli confuta anche
l'ipotesi di Stati Uniti ostaggio della Cina in quanto
detentrice di parte del debito pubblico: Pechino "non può
liberarsi di tale fardello perché è quello che le consente di
sopravvivere nella crisi ed è, del resto, solo il 4% del debito
Usa. Il dragone non può nutrire il suo popolo senza cooperare
per creare un'industria moderna che non ha e che può darle
l'Occidente capitalista".
L'Europa riuscirà a ritagliarsi un ruolo, se non egemonico
almeno autonomo? Sì, ma a dure condizioni. "Dovremo ritrovare la
forza di piegarci sullo studio e sulla meditazione morale e
filosofica metafisica", ritrovando il pensiero sociologico
tedesco, tra fine '800 e inizio '900: Gemeinschaft (comunità)
nella Gesellschaft (società)". Occorrerà sostituire le forme di
statualità e giustizia sociale. E, da un punto di vista
militare, bisognerà dispiegarsi sul mare. "Oggi l'anomia -
vivere senza credere in nulla - conforma ciò che rimane del
popolo: è il prodotto di uno Stato senza comunità, perché senza
legittimazione democratica, per via del potere tecnocratico, che
promana dall'alto". Si sta costruendo inequivocabilmente un
nuovo ordine mondiale", ma non per le finalità sperate da
Sapelli.
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