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Iran il tempo delle donne, il cambiamento non si può fermare

Iran il tempo delle donne, il cambiamento non si può fermare

Ma Teheran sceglie la linea dura e prova a fare senza Occidente

ROMA, 23 maggio 2023, 19:13

Redazione ANSA

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LUCIANA BORSATTI , "IRAN. ILTEMPO DELLE DONNE" (Castelvecchi, pp. 172, 17,50 euro) - Prefazione di Lucia Goracci, Postfazione di Farian Sabahi.
    ''Se il diritto alla libertà è insopprimibile e radicale, se rivendicarlo è già rivoluzione, se il suo valore è fondamentale, nulla è semplice quando si parla di Iran''. Introduce così, Luciana Borsatti, il tema della lunga ondata di proteste che percorre da mesi tutto il Paese, al grido di Donna Vita Libertà: un movimento scaturito dalla morte di Jina Mahsa Amini, la giovane curdo-iraniana morta il 16 settembre mentre era detenuta dalla polizia morale, quella che vigila sul rispetto dell'obbligo del velo. Ma se proprio il velo è tema di scontro e disobbedienza civile, e simbolo di una battaglia molto più ampia delle donne per i loro diritti limitati dalle leggi della Repubblica Islamica, sono molte e diverse le istanze che anche i giovani uomini della generazione Z hanno portato avanti in una coraggiosa battaglia. In primo luogo la rivendicazione di condizioni di vita dignitose per tutti, in un'annosa crisi economica che ha gravemente impoverito anche le classi medie.
    Poi la lotta per le più elementari libertà personali negate, per il diritto al dissenso, a una vera democrazia e alla salvaguardia dell'ambiente. E anche per la possibilità di un accesso equo alle risorse nazionali rivendicata da minoranza etnico-religiose marginalizzate da decenni, a partire da curdi e baluchi. E l'elenco potrebbe continuare, a smentire certe rappresentazioni riduttive andate per la maggiore anche in Europa e in Italia, dove gli slanci di solidarietà con la #IranRevolution prima sembravano esaurirsi in un taglio di capelli, poi sono continuati con richieste a gran voce, ai governi occidentali, di dichiarazioni di condanna e misure forti contro la Repubblica Islamica per la sua violenta repressione.
    Ma le sanzioni pur inflitte a figure di vertice del sistema per la violazione dei diritti umani - quelle economiche erano già state messe tutte in campo dall'amministrazione Trump - non sono servite a fermare le centinaia di uccisioni, le migliaia di arresti e ferimenti, gli abusi in carcere e le esecuzioni dei manifestanti, dopo processi e confessioni pubbliche in violazione dello stato di diritto, tragicamente riprese lo scorso 19 maggio.
    Scossa da un movimento trasversale che ormai metteva in discussione la sua stessa legittimità, ma incapace di raggiungere la massa critica necessaria per sradicarla, la Repubblica Islamica ha scelto la linea più dura per reprimere i suoi figli e i suoi nipoti.
    Ma se nei suoi precedenti libri - "L'Iran al tempo di Trump" e "L'Iran al tempo di Biden" - Borsatti leggeva le vicende iraniane alla luce delle decennali tensioni tra Teheran e la controparte americana, ora lo sguardo si sposta sul ruolo trainante assunto dalle donne (del resto già attive da tempo nella società civile) nel porre l'urgenza di un cambiamento condivisa da una vasta parte della popolazione iraniana.
    L'informazione giunta in Occidente non sembra tuttavia riflettere a sufficienza - il libro suggerisce - il dibattito interno all'opposizione interna al Paese, attiva nonostante molti suoi esponenti siano in carcere o agli arresti. E la diaspora iraniana, pur massicciamente mobilitata nella comunicazione (oggetto di un paragrafo specifico) e nell'organizzare manifestazioni nelle nostre capitali, si è mostrata in difficoltà sia nel definire una piattaforma politica unitaria per una futura transizione costituzionale, sia nel fornire strumenti concreti di sostegno per gli oppositori in patria.
    Ma le donne iraniane - conclude l'autrice - hanno nel frattempo già aperto un'epoca nuova, guidando "una spinta collettiva per il cambiamento a beneficio di tutti". Perché il potere può anche frenare le rivoluzioni, ma non i processi profondi di trasformazione sociale e culturale. E l'Iran non è e non sarà più lo stesso.
   

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