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Hawala, un documentario racconta l'odissea dei migranti

Hawala, un documentario racconta l'odissea dei migranti

Lunedì 29 aprile l'anteprima al cinema Gaudium di Palermo

PALERMO, 24 aprile 2024, 15:08

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Storie di vite sognate, di viaggi della speranza in deserti ostili e di mari in tempesta, di dolore, abusi, violenze, disperazione, tradimenti, di ricatti e riscatti. Hawala, il documentario diretto da Enis Mulè e Sabah Benziadi, di origini algerine, che sarà presentato in anteprima nazionale con ingresso gratuito, lunedì 29 aprile (ore 20.30), al cinema Gaudium di Palermo, raccoglie le testimonianze dirette di alcuni migranti africani approdati sulle coste siciliane.
    Mohamed, Yeyinou, Natacha, Zakaria e Binta sono i nomi dei protagonisti che hanno voluto raccontare il loro lungo calvario per denunciare le condizioni inumane legate alla tratta dei migranti.
    "Hawala - spiegano i registi - è molto più di un documentario, è una terapia corale, un viaggio profondo nell'animo umano". Le storie dei protagonisti sono drammatiche: Natasha, dopo essere fuggita dai suoi stupratori per raggiungere un luogo sicuro, scopre di essere incinta e di aver trasmesso il virus dell'Hiv alla sua bambina; Yeyinou, con una bambina in grembo, figlia di uno stupro di gruppo subito in Tunisia, lotta contro i demoni dei soprusi familiari e tentativi di suicidio; Mohamed, fuggito dalla Costa D'Avorio, viene nominato tra i responsabili della prigione dopo essere stato lui stesso torturato e detenuto in Libia; Zakaria vive un'odissea di abbandono nel deserto e poi, con altri deportati, riesce a fuggire dopo essere stato seviziato e avere perso un occhio. Il documentario si conclude con la toccante testimonianza di Binta, il suo volto e le sue lacrime trasmettono un dolore universale così forte che non occorrono sottotitoli per comprendere la sua tragedia.
    "Il titolo del documentario - dice Sabah Benziadi - riprende il nome di un antico sistema di trasferimento di denaro, oggi è usato soprattutto nel traffico di esseri umani da alcune multinazionali che traggono profitto dalle persone più povere e vulnerabili. In alcuni luoghi del mondo la vita di un essere umano non vale nulla. Il documentario è una delle chiavi più efficaci per poter denunciare la violenza che investe gli esseri umani, perché come dice Papa Francesco: siamo tutti sulla stessa barca".
   

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