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'Mafia e religione', film Millonzi su uso blasfemo

'Mafia e religione', film Millonzi su uso blasfemo

Scritto con Sarpietro. Testimonianze Chiesa, giudici e vittime

CATANIA, 27 settembre 2022, 10:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un film sull'uso blasfemo che le mafie fanno delle religioni, come il rito di iniziazione, l'inginocchiamento del santo davanti casa dei boss, il bacio in bocca e analizza in modo dettagliato il perché la criminalità organizzata usa fare questi riti, con testimonianze e video esclusivi. E' 'Mafia e religione' prodotto da Millonz'@art del regista Francesco Millonzi , scritto e ideato con l'ex presidente dell'ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, ora in pensione. Uscirà a fine settembre su alcune tv e al cinema, in due puntate, ciascuna di un'ora e dieci minuti.
    "Ognuno di noi - spiega Millonzi - ha il dovere di non lasciare sole quelle persone che ancora oggi hanno il coraggio di schiacciare con forza e determinazione il crimine organizzato, che si insinua ovunque calpestando persino la sacralità della religione, facendo del male alla società". Nel film, che, ricorda il regista, "non attinge, come gli altri, ad alcun finanziamento pubblico e privato", si analizza anche, "l'uso blasfemo che le mafie, non solo quelle italiane, ma anche quelle internazionali (nigeriana ad esempio) fanno delle religioni, lanciando sin da subito un messaggio immediato: la religione non può essere mafia e la mafia non può farne uso per strumentalizzare la Chiesa, perché la Chiesa non è mafia. La Chiesa è amore, aiuto ai poveri come ci insegna Papa Francesco.
    La Chiesa è quella di don Pino Puglisi che ha lottato sacrificando la propria vita per aiutare il prossimo ad essere libera, per aiutare i poveri, i diseredati. La mafia non crea nulla, ma distrugge. E' impensabile che i mafiosi possano invocare un santo in un rito prima di uccidere, non si può pregare prima di uccidere".
    Nel film, fra gli altri interventi di Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Cesi, del cardinale Francesco Montenegro, del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, del giudice Nunzio Sarpietro, del presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, del Gip di Caltanissetta, Graziella Luparello. Anche testimonianze di familiari di vittime di mafia: Michele Costa, Giovanni Impastato, i fratelli del beato Pino Puglisi, Gaetano e Francesco, Carmine Mancuso, Lucia Ievolella.
   

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