"Siamo diventati una civiltà di gente
che vuol vedere, non sente più, sente male, per mancanza di
conoscenza, per ignoranza". Polemico, anche se "felice di essere
qui con i miei giovani musicisti dell'Orchestra Cherubini",
Riccardo Muti ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi, in
provincia di Ancona, ha inaugurato le celebrazioni per i 250
anni dalla nascita (avvenuta nella vicina Maiolati) di Gaspare
Spontini, con un concerto al termine del quale ha attaccato
l'oblio in cui è caduta tanta parte del patrimonio musicale
italiano. Un discorso molto politico, "anche se la politica dal
podio non si fa", diretto soprattutto "a chi ha in mano le sorti
del nostro Paese" per chiedere più attenzione per la musica,
lungo oltre 20 minuti, punteggiato dagli applausi del pubblico.
La musica italiana "ha dominato il mondo con Spontini a
Berlino, Mercadante a Madrid, Cherubini a Parigi, Salieri e,
ancora prima, Porpora e a Vienna, Cimarosa e Paisiello a San
Pietroburgo. I nostri compositori hanno fatto l'Europa, prima
dei nostri politici ed economisti".
Muti ha elogiato le Marche, una regione che "ha dato i natali
a tantissimi artisti. Voi avete a distanza di pochi chilometri
Giovan Battista Pergolesi (nato proprio a Jesi, ndr) e
Spontini". E ha elogiato le due città che "si stanno prodigando
per sottolineare l'importanza di questi due giganti della
musica", ma "molte persone non sanno chi sono e questa è una
vergogna per noi". Perché "la musica italiana non è
semplicemente l'espressione sguaiata di note acute tenute
all'infinito, ma la nostra storia è una storia di nobili e
grandi compositori". Compositori che "hanno fatto l'Europa prima
dei nostri politici ed economisti", ha sottolineato, ricordando
che Wagner si inginocchiò davanti a Spontini e che Bach ammirava
Pergolesi. "Noi abbiamo in debito verso il nostro passato - si è
accalorato -, abbiamo una storia infinita di bellezza e arte che
molti ragazzi oggi non conoscono e che sta diventando solamente
un'occasione di ascolto per alcuni privilegiati".
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