Scienza, tecnologia, ingegneria e
matematica saranno le discipline cardine per i lavori del
futuro. Ne sono convinti 6 alunni delle scuole superiori su 10.
Ma questo non basta per trasformare le Stem in una scelta di
massa. Al primo posto, nella scala di priorità degli studenti,
resta la voglia di assecondare le proprie aspirazioni: dopo il
diploma, appena 1 su 7 si dice disposto a rinunciare ai sogni
adolescenziali per seguire un percorso in grado di dargli
stabilità; mentre 2 su 5 lo farebbero solo di fronte alla
manifesta impossibilità di centrare l'obiettivo principale. A
svelare questo 'corto circuito' è una ricerca condotta da
Skuola.net su un campione di 3mila ragazzi che attualmente
frequentano licei, istituti tecnici e professionali, presentata
in occasione della Elis Open Week, l'evento organizzato da Elis
- realtà no profit che forma persone al lavoro - per avvicinare
le aziende leader nei settori tecnico-tecnologici ai ragazzi,
che andrà in scena (in modalità online) dall'8 al 12 marzo.
Ancora oggi, più di 1 ragazzo su 3, proiettandosi in avanti,
scarta a priori l'idea di fare un lavoro tecnico-pratico; sono
molti di più di coloro che, al contrario, eliminano dalla lista
quelli 'intellettuali' (20%). A ribadire l'ancoraggio a schemi
ormai superati, ci sono le scelte post diploma dichiarate: la
stragrande maggioranza del campione (57%) punta dritto in
direzione dell'università. L'alternativa, a volte, è fermarsi
per guardarsi intorno e decidere con calma: quasi 1 su 4 dopo la
maturità potrebbe prendersi un anno di pausa oppure andare
subito all'estero in cerca di fortuna.
Solo il 14% degli intervistati, al momento, prevede di puntare
subito al mercato del lavoro. Appena la metà di questi (7%)
passando per un corso professionalizzante (non universitario): i
famosi ITS - gli Istituti Tecnici Superiori - citati anche dal
premier Mario Draghi nel suo discorso programmatico e su cui il
nuovo Governo è intenzionato a investire parecchie risorse del
Recovery Fund -. Percorsi con altissimi tassi d'occupazione
proprio perché rispondenti alle reali esigenze delle aziende. Ma
questo non sembra smuovere i giovani: ad esempio, tra chi
vorrebbe andare all'università, il 37% non cambierebbe idea
neanche davanti alla proposta di un percorso alternativo con
maggiori opportunità professionali (come, appunto, gli ITS);
solamente il 16% accetterebbe volentieri l'offerta.
I falsi miti, soprattutto sul mondo universitario, proliferano:
più di 1 su 2 pensa che sia meglio laurearsi col massimo dei
voti (anche a costo di andare 'fuori corso') anziché farlo nel
tempo previsto; per 1 su 5 non è così importante fare stage in
azienda o esperienze di lavoro durante gli studi; oltre 1 su 3
dice che per trovare un buon lavoro è più importante conoscere
la teoria che saper fare le cose. Da rivedere anche la
consapevolezza delle dinamiche aziendali: solo il 40% dimostra,
ad esempio, cosa voglia dire l'acronimo CEO (l'amministratore
delegato). Quasi la metà degli intervistati (45%) ammette di
essere ancora molto, se non del tutto, disorientata e indecisa.
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