"La lotta alla mafia e alla
corruzione sembra scomparsa dall'agenda politica dei partiti:
quasi mai pronunciata durante le campagne elettorali, non
rappresenta una priorità nelle strategie per il futuro. La
pandemia, che ormai da un anno ha confiscato l'Italia non meno
del resto del mondo, sta aprendo praterie alle mafie, eppure il
contrasto alla loro invasione non è contemplato". A dirlo su
Lavialibera, la rivista di Libera di don Ciotti è Rosy Bindi, ex
presidente della Commissione parlamentare antimafia.
"Lo stato di emergenza che si rinnova di trimestre in
trimestre è indubbiamente giustificato per contrastare la
diffusione del virus e le conseguenze che sta provocando sul
piano economico. Non è altrettanto giustificato il ricorso a
procedure che sospendono le garanzie in nome di un'efficienza
che solo così sarebbe assicurata. La nuova normativa sugli
appalti, per esempio, ha intaccato tutti il punti sensibili ben
conosciuti come i varchi più spesso attraversati dai mafiosi e
dai corruttori. L'enorme quantità di denaro pubblico che è stato
e che verrà messo in circolazione in ogni settore economico,
sanitario, sociale potrebbe essere sprecato a favore della
corruzione e della mafia se i varchi non vengono blindati e se
non verranno previsti meccanismi adeguati di controllo" prosegue
Bindi, la quale rileva anche che dal sondaggio di Libera "Il
triangolo pericoloso" emerge come con piccole eccezioni, per gli
studenti, i giovani e le casalinghe soltanto il 41bis è ritenuto
uno strumento efficace nella lotta alle mafie. "Per sconfiggere
le mafie, tuttavia, non saranno mai sufficienti né le sentenze
dei tribunali né le prigioni, ed è per questo che la bocciatura
delle politiche e della politica contro la corruzione e le mafie
è davvero preoccupante", conclude Bindi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA