"È stato sicuramente un momento di
tilt istituzionale, laddove due membri si attaccano in qualche
modo e fanno riferimento a un qualcosa del passato a dimostrare
che non ci sia sintonia, mostra una debolezza dello Stato, lo
Stato è forte quando è unito". E' quello che pensa il
Procuratore nazionale antimafia, intervistato da Giovanni Minoli
su RaiRadio1, dello scontro in diretta tv trasmesso nei giorni
scorsi tra l'ex pm antimafia Nino Di Matteo, attuale consigliere
del Csm, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, sulla
mancata nomina di Di Matteo al Dap. "Non conosco i motivi per
cui Di Matteo è entrato in questa linea, ma è una linea che crea
una problematica di difficoltà nell'ambito del circuito
istituzionale".
Per quanto riguarda le scarcerazioni dei mafiosi andati ai
domiciliari per il rischio di contagio da Covid, in base a una
circolare del Dap, ad avviso di De Raho "è un rischio enorme
soprattutto tornare a casa e riprendere la possibilità di
collegamenti con l'organizzazione criminale di appartenenza e
rinforzare ulteriormente quelle organizzazioni che con tanto
sacrificio e tanto impegno è costato alla magistratura e alle
forze dell'ordine per metterli dentro". Secondo De Raho,
inoltre, "il 41 bis è talmente rigoroso che impone l'isolamento
quindi è più facile contagiarsi a casa che in carcere".
Quanto all'espandersi dell'usura, specie in questo momento di
crisi economica determinata da pandemia e lockdown aggravata
anche dai ritardi con i quali viene erogato l'aiuto dello Stato
alle imprese, De Raho rinnova il suo grido d'allarme. "Laddove
c'è ritardo, gli imprenditori - ha detto il Procuratore
nazionale antimafia rispondendo a Minoli al Mix delle 5 -
ricorrono al credito parallelo delle mafie che permette poi alle
mafie di controllare le imprese, le mafie tutte stanno
utilizzando l'usura proprio per impadronirsi delle imprese".
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