(di Michele Esposito)
Il price cap serve ora più che
mai e l'Italia è fiduciosa che, alla fine, l'Ue giungerà alla
medesima conclusione. L'ambasciatore Piero Benassi,
Rappresentante Permanente dell'Italia in Ue, in un'intervista
all'ANSA fa il punto su una delle misure più discusse in queste
settimane di 'guerra energetica' tra Europa e Russia. Ma
l'Unione si avvia ad un autunno caldo anche su altri dossier,
dall'allargamento alla nuova governance economica fino alla
riforma dei Trattati. Punto sul quale la posizione dell'Italia è
chiara: "Ci sediamo al tavolo senza timori", spiega.
Il 20 luglio la Commissione presenterà il suo piano
d'emergenza sul gas in vista dell'inverno. "Il Piano si
concentrerà su misure per una riduzione coordinata dei consumi
di gas e sull'intensificazione degli sforzi per la
diversificazione delle forniture. Pensiamo però che queste
misure debbano essere accompagnate al più presto da un tetto sui
prezzi del gas. L'attuale contingenza non attenua la necessità
di introdurre un price cap: mentre le forniture verso l'Ue si
riducono, mettendo sotto pressione i nostri sistemi energetici,
i ricavi dal gas per la Russia rimangono stabili o aumentano in
conseguenza dell'aumento dei prezzi, in particolare sul mercato
europeo", sottolinea Benassi. Secondo l'ambasciatore, "un tetto
al prezzo delle importazioni di gas, oltre a calmierare i prezzi
dell'energia in Europa, consentirebbe di disincentivare
comportamenti manipolatori da parte della Russia". Tutti
elementi sui quali Roma vede spiragli di convergenza. "La
Commissione, su impulso dell'Italia e di altri Paesi, sta
studiando una proposta. Rimangono ancora da definire alcuni
aspetti tecnici e si dovranno convincere alcuni Stati membri
riluttanti, ma siamo fiduciosi di potere raggiungere il
risultato", è la previsione del diplomatico.
Nei prossimi mesi, sul tavolo delle riunioni degli
ambasciatori dei 27 potrebbe finire anche il fascicolo della
riforma dei Trattati. "È necessario sedersi attorno a un tavolo
e guardare al contenuto e agli obiettivi delle proposte della
Conferenza sul Futuro dell'Ue e non agli strumenti e alle
procedure, altrimenti temo che non faremmo giustizia allo
spirito stesso della Conferenza", sottolinea Benassi. E la
posizione di Roma è chiara. "In un documento del governo del
febbraio 2020, poi aggiornato nel luglio 2021, l'Italia ha
indicato alcuni dei temi prioritari. Tra questi - senza visioni
precostituite - vi è la semplificazione del processo
decisionale, con la possibilità di un passaggio al voto a
maggioranza qualificata in aree quali sicurezza sociale,
protezione sociale e fiscalità e in alcuni ambiti della politica
estera e di sicurezza comune", ha rilevato l'ambasciatore
italiano. Ricordando che "nell'intervento al Parlamento Europeo
del 3 maggio, il presidente Draghi ha confermato la volontà
dell'Italia di esercitare un ruolo da protagonista, mostrandosi
aperta all'ipotesi di revisione dei Trattati".
La guerra ucraina ha anche riacceso i fari sull'allargamento
dell'Ue. Non solo a Kiev ma anche ai Balcani Occidentali, dove
lo stallo sulla Macedonia del Nord rischia di separare il
fascicolo dell'adesione di Skopje da quello albanese. "Io non
parlerei di un rischio che vengano separati. Ogni candidato
negozia il suo ingresso sulla base dei suoi progressi nel
recepimento dell'acquis comunitario e non ci sarebbe niente di
strano se Albania e Nord Macedonia procedessero autonomamente",
osserva Benassi. "Noi - sottolinea - auspichiamo che i due
percorsi procedano rapidamente e ci auguriamo che si riesca ad
aprire i negoziati al più presto. L'allargamento dell'Ue ai
Balcani è a nostro avviso improcrastinabile ed è un investimento
strategico".
L'autunno del 2022 farà da scenografia alla delicata
revisione della governance economica. La Commissione ha più
volte richiamato alla prudenza dei conti e tra i falchi del Nord
serpeggia malumore sullo scudo anti-spread annunciato dalla Bce.
"La normalizzazione della politica monetaria particolarmente
espansiva, tale da sostenere l'economia durante la crisi Covid,
è di fatto inevitabile in quanto necessaria a mantenere ancorate
le aspettative sui prezzi dei mercati. D'altra parte, come
riconosciuto dallo stesso Governatore della Banca d'Italia
Visco, il notevole ampliamento dei differenziali di rendimento
tra i titoli di Stato dei Paesi membri percepiti come più
vulnerabili e quelli tedeschi è un segnale di serio rischio di
frammentazione dei mercati, laddove tali differenziali non
appaiono giustificati da un'effettiva valutazione dei
fondamentali economici, soprattutto nel caso di Paesi come
l'Italia", è la premessa del Rappresentante Permanente. "Ed è
questo - rimarca - il principale motivo per cui invece si deve
guardare con favore all'annuncio della Bce di ricorrere, ove
necessario e nella misura necessaria, a tutti gli strumenti in
suo possesso, anche creandone di nuovi, come lo scudo
anti-spread". Certo, la politica monetaria, da sola, non può
bastare. "Sarà essenziale continuare a rafforzare la resilienza
delle economie europee con adeguate riforme strutturali,
ricordando che i Pnrr rappresentano uno straordinario potenziale
di sviluppo se compiutamente attuati", conclude Benassi.
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