(ANSA) - CARAMANICO TERME, 30 DIC - Ottomila anni di storia
dell'agricoltura, in un territorio dove sono stati già risolti i
problemi di conservazione della natura, della fauna e della
flora e ora si lavora per frenare l'esodo dalle campagne e
valorizzare, oltre alla biodiversità, anche la diversità
culturale degli uomini: è la montagna su cui si concentrano le
attività del Parco nazionale della Maiella che, grazie a
progetti di recupero di antiche varietà colturali, contribuisce
al rilancio dell'economia di aree a rischio abbandono.
"Il Parco della Maiella si sta caratterizzando come area
protetta esemplare per l'Italia - osserva l'etnobotanico Aurelio
Manzi - L'Abruzzo è l'unico caso dell'Italia peninsulare in cui
la montagna, fino al secolo scorso, è stata centrale
nell'economia, nella demografia e nella sociologia. E'
importante recuperare le vecchie varietà colturali perchè sono
più resistentì alla siccità, agli stress climatici e alle
malattie. La Maiella è una montagna con un territorio
ricchissimo dove l'uomo agricoltore, in quasi ottomila anni, ha
selezionato tantissime varietà di piante".
Un territorio che pulllula di piccole aziende agricole a
conduzione familiare. "Abbiamo un allevamento di pecore,
produciamo latte e formaggio, miele, olio e mele di diverse
varietà, anche se abbiamo solo 2-300 alberi - spiega Antonio La
Gatta, titolare con la moglie Elvira dell''azienda Cantalupo di
Tocco da Casauria (Pescara) - Partecipiamo al progetto del Parco
per il ripristino delle piante autoctone, abbiamo recuperato
tutte le piante di mele non coltivate sul territorio, le abbiamo
reinnestate e rimesse in produzione". Lui lavorava come perito
meccanico nei pozzi di petrolio, lei era ostetrica. Sono tornati
dove avevano le radici e hanno scelto di seguire la comune
passione e vivere all'aria aperta.
C'è poi l'agriturismo 'Il Mulino' di Montenerodomo (Chieti)
di Nicola e Franca Tamburrino, azienda custode della Patata
Sessanta dei Monti Pizzi. "Era custodita dai miei genitori,
l'abbiamo rimessa in coltivazione con l'aiuto del Parco della
Maiella, in quantitativo tale da poter cominciare a pensare alla
vendita - spiega Nicola Tamburrino - E' molto tardiva, si
mantiene di più rispetto alle altre. La coltiviamo su terreni a
partire dagli 800 metri con concimazione biologica, tra fine
aprile a inizio maggio, per raccoglierla a settembre".
Ha preso forza dal progetto 'Coltiviamo la diversità',
avviato dieci anni fa dal Parco della Maiella, e dalla volontà
di recuperare antiche varietà anche 'Pietrantica', agriturismo
di località Decontra a Caramanico Terme (Pescara). "Tutta la
materia prima che ci serve arriva dal territorio, dal sapone ai
cereali per i primi piatti - spiega Marisa che ha creato e
gestisce la struttura insieme al marito, come lei maestro di
sci -' Quello che non abbiamo lo cerchiamo dagli agricoltori
custodi più a valle".
Intanto il Parco non si ferma e insieme alle ricercatrici del
Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi
dell'economia agraria, porta avanti una ricerca sugli
impollinatori e uno studio sui paesaggi terrazzati. "Sulla
Maiella settentrionale vi sono grandi spazi di terrazzamento
abbandonati - spiega il direttore del Parco Luciano Di Martino -
Sui terrazzamenti ancora coltivati si indaga la biodiversità del
suolo, abbiamo cominciato con vitigni, ora procediamo con gli
uliveti". (ANSA).
Ottomila anni di agricoltura, semi antichi e nuove aziende
Sulla Maiella la biodiversità frena l'esodo dalle aree interne
