La stretta monetaria sui tassi
della Bce ha generato un aumento medio delle rate dei mutui a
tasso variabile del 36% rispetto ai minimi registrati nel giugno
del 2022. E' quanto emerge dalla tradizionale analisi condotta
dal Crif di Bologna, che indica un picco di aumenti del 49% per
le rate dei mutui erogati negli ultimi 5 anni.
Secondo il Crif il 26% dei mutui ipotecari attivi a gennaio
2022 era a tasso variabile e la stretta sui tassi della Bce ha
generato un "incremento del 25% sul livello complessivo di
indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile
negli ultimi 5 anni". Parallelamente si è registrato un
peggioramento medio dell'8% dai minimi di metà 2022 del rapporto
tra rata e reddito di chi ha acceso un mutuo, raggiungendo il
10% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni, senza però far
registrare un incremento nel tasso di insolvenza.
Quanto all'attesa inversione di rotta da parte della Bce, "le
prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024
- afferma il direttore esecutivo di Crif Simone Capecchi - fanno
sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione e
contribuendo a stabilizzare la situazione finanziaria". "In ogni
caso - conclude - è fondamentale, nell'attuale contesto
macroeconomico e geopolitico di incertezza, rimanere vigili per
affrontare le sfide che lo scenario potrebbe presentare".
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