Un ritorno agli anni
'80 attraverso la storia di Mara,18enne sensibile e irrequieta
nella Bari del 1984, dove si confronta con la perdita di
certezze, dalla sua famiglia alla militanza politica.. E' il
tema di Vite in tempesta (Castelvecchi), l'esordio nella
narrativa della giornalista Antonella Matranga, protagonista di
un incontro sul romanzo insieme a Lodo Guenzi a Il libro
possibile, il festival letterario, sostenuto da Pirelli, a
Polignano a mare dal 5 all'8 luglio e a Vieste dal 18 al 22.
"Racconto un'epoca contraddistinta da una libertà assoluta,
anche quella di sbagliare o fare cose che oggi sarebbero
impensabili, come girare di notte da soli per ore, senza dar
conto a nessuno - spiega l'autrice all'ANSA - Gli adulti erano
sempre molto lontani dalla nostra vita quotidiana. Magari dopo
c'entravano in maniera più pesante, perché la società
costringeva a delle scelte". Il libro è bello - aggiunge il
frontman de Lo Stato sociale e attore - Penso che ci sia
qualcosa di interessante anche nel leggere al contrario quello
che lei ha appena detto Antonella. I genitori che fanno di tutto
per compiacere i figli, per essere falsamente giovani fanno un
servizio pessimo, perché non forniscono un contraddittorio di
valori. Finché i genitori ti dicono di no, anche nelle istanze
più retrograde e passive danno forza alle tue idee per
contrasto. Quando invece ti dicono che va tutto bene, le tue
idee diventano deboli". Cosa pensa delle rivolte in Francia che
hanno per protagonisti molti ragazzi? "La rabbia sociale è un
segnale positivo, però la direzione di quella rabbia è un tema
complesso". Un "grande rischio "che ha una società estremamente
polarizzata e vittima del fatto che ognuno di noi percepisce i
5000 contatti che ha su internet come il mondo, è mettersi al
centro". Tuttavia esistono "ancora dei momenti, non per ultimo
le rivolte che ci sono in Francia in cui il discorso si
concentra sui rapporti di forza e non sulla percezione di un
torto subito. Se noi torniamo a parlare dei rapporti di forza,
siamo più giovani di chi ci comanda, abbiamo una coda più lunga
di loro e forse cambiamo qualcosa".
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