Contro il muro sbrecciato, tuttora
crivellato dai colpi dei proiettili con i quali qui venivano
uccisi gli antifascisti, si è tenuta oggi in un cortile della
semidiroccata Caserma Lamarmora di Torino l'annuale cerimonia
per ricordare la Resistenza e le sofferenze subite fra queste
mura da chi si opponeva al regime di Benito Mussolini. E' stata
la prima celebrazione senza Bruno Segre che, come affermava lui
stesso con ironia, qui aveva "soggiornato" nel 1944 all'età di
26 anni, e vi era stato torturato.
Nel cortile della Lamarmora riaperta per l'occasione, i
gonfaloni del Comune, della Regione e della Città metropolitana,
confusi in una selva di bandiere e di altri gonfaloni, in
rappresentanza delle associazioni d'arma, dei partigiani e dei
deportati.
Boris Bellone, successore di Segre alla presidenza dell'Anpia,
l'Associazione nazionale perseguitati politici italiani
antifascisti, ha ricordato nel suo intervento che "la democrazia
va difesa, è sempre in pericolo, e i giovani devono sapere cosa
è successo durante il ventennio fascista".
La caserma fu edificata per ospitare i Bersaglieri, ma dal
1944 divenne il più temuto fra i 18 luoghi di detenzione per gli
interrogatori dei partigiani a Torino. Qui il comandante
Giovanni Cabras, avvalendosi di numerosi carnefici, fece
sottoporre a torture indicibili i ribelli che catturava, le cui
urla venivano udite durante la notte dagli abitanti della zona.
"Questi luoghi - sottolinea il vicepresidente del Consiglio
regionale del Piemonte Daniele Valle, che ne presiede il
Comitato Resistenza e Costituzione - sono per noi pietra di
scandalo che ci impegnano a coltivare la memoria e a
tramandarla, soprattutto ora che i testimoni diretti stanno
venendo meno".
"Commemorare senza Segre la tragedia avvenuta in questo luogo
nel periodo nazifascista - aggiunge il presidente del Consiglio
regionale, Stefano Allasia - è un doppio dolore. Qui si è
scritta una bruttissima pagina della nostra storia. Il Comitato
Resistenza e tutto il Consiglio regionale da sempre hanno
lavorato tenere lontani i rigurgiti nazifascisti e per difendere
gli atti democratici, affinché episodi del genere non avvengano
mai più".
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