Droga, in particolare shaboo e oppio,
nascosta nelle scatole di biscotti, che turisti iraniani
inconsapevoli del loro vero contenuto portavano in Italia. In
tutto con questo sistema sono stati importati in otto mesi 21
chili di shaboo e 3 di oppio, secondo le indagini dei
carabinieri sfociate oggi a Roma nell'arresto di cinque persone
e in un divieto di dimora. Traffico internazionale, spaccio e
detenzione di sostanze stupefacenti, le accuse nei loro
confronti, 13 le persone sotto inchiesta.
A capo dell'organizzazione c'era un cittadino iraniano, in
Italia da circa 25 anni, già agli arresti domiciliari per reati
analoghi: sfruttando anche i permessi lavorativi che aveva come
panettiere, il giovane dirigeva da remoto ed avvalendosi di
gregari e collaboratori ai vari livelli, i rapporti sia con gli
acquirenti che con i "galoppini" ed i fornitori di shaboo di
stanza in Iran. Iraniani, filippini e bengalesi gli altri
arrestati.
L'organizzazione aveva un complice in Iran e si avvaleva
dell'inconsapevole apporto di alcuni turisti diretti a Roma,
che mettevano a disposizione una porzione del proprio bagaglio,
convinti di aiutare dei connazionali a portare in Italia i
sapori della loro terra. Se scoperti e arrestati in Iran,
avrebbero rischiato la pena capitale. Una volta in Italia, lo
stupefacente sotto forma di prodotti dolciari, veniva ritirato
dalla madre o dalla moglie del capo dell'organizzazione e
stoccato in depositi prima di essere immesso sul mercato
capitolino sfruttando la manodopera a basso costo offerta da
cittadini filippini e bengalesi.
Sequestrati oltre 3 kg di shaboo e 1,5Kg di oppio e contanti
per 25.000 euro ritenuti provento dell'attività di spaccio.
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