Una passionale "crime story" in
musica che dalla Roma barocca arriva ai tempi moderni, unendo
stili e mondi sonori apparentemente lontani, Armando Trovajoli e
Claudio Monteverdi, Girolamo Frescobaldi e Romolo Balzani,
Giacomo Carissimi e Francesco De Gregori. È Romanza Criminale
che il 2 aprile alle 20.30 arriva in prima assoluta nell'Aula
Magna dell'Università La Sapienza per la stagione della
Istituzione Universitaria dei Concerti.
In scena l'Ensemble La Terza Prattica - Susanne Bungaard voce
e percussioni, Fabia Salvucci voce, Massimiliano Toni al
clavicembalo, tastiere, arrangiamenti e direzione musicale - con
la mise en espace di Deda Cristina Colonna. "La canzone romana -
spiega Toni - spesso presenta una tematica di amore intrecciato
con la morte in una atmosfera noir di omicidi e suicidi che
lasciano quel sapore di cinismo fatalista che caratterizza gli
abitanti della città eterna. Pur non essendo famosa come la
canzone napoletana e raramente elevata a rango artistico dalla
storia della musica popolare, la canzone romana presenta aspetti
di profonda espressività dove dialetto e melodie si fondono
profondamente".
Il compositore e arrangiatore, che ama mescolare stili
musicali e musiche di epoche diverse, ha affontato l'aspetto
creativo del progetto "con una mente il più possibile aperta,
dimenticando di stornelli e osterie". Dopo un inizio innocuo,
con un'Aria di Passacaglia di Frescobaldi, Nun je dà retta Roma
parte jazz-rock e poi cita Puccini a cento anni dalla sua morte,
quel Puccini che in Tosca e Cecilia viene celebrato e mescolato
con lo swing degli anni '50. Ecco poi la struggente Barcarolo
romano, e Pablo, di De Gregori, che si muove tra il blues,
Philip Glass e la techno music. "I nostri tempi ci spaventano -
osserva -: dopo la pandemia venti di guerra soffiano sempre più
minacciosi e la Ninna Nanna di Trilussa descrive con parole di
fuoco la triste storia della guerra in un rap ossessivo. Non
poteva mancare il femminicidio di Lella; il finale però, cinico
e insensibile, mi tormentava non poco: ancora un ostinato
barocco dà voce a Lella che si lamenta per la violenza subita e
chiude il brano in modo nuovo e inaspettato".
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