L'allestimento interno della casa
come riflesso della dimensione etica e della natura psichica
della vita degli abitanti, capace di influenzare le loro
emozioni e orientare le loro predilezioni, "consentendo poi di
formare anche buoni cittadini e buoni governanti". Duilio
Cambellotti immaginava così gli effetti di un abitare armonico
orientato dall'arte. Seguendo questo filo si sviluppa a Roma la
mostra dedicata fino al 6 aprile dalla Galleria Russo al maestro
e alla sua visione 'totale' che nella prima metà del Novecento
ha abbracciato disegno, illustrazione, grafica, pittura,
ceramica, scultura e scenografia teatrale. Il racconto muove da
un aspetto particolare, la sua partecipazione nel 1923 a Monza
alla Biennale delle Arti Decorative per allargarsi alla
produzione di una vita.
'Duilio Cambellotti. Raccogliere una forma attorno a un
pensiero', curata da Daniela Fonti e Francesco Tetro,
responsabili dell'Archivio dell'Opera dell'artista, mette
insieme 160 opere della raccolta illustrando 40 anni di attività
multidisciplinare svolta dall'artista-artigiano romano dal 1899
al 1939. Certo, a giocare un ruolo centrale è sempre il disegno,
il tratto inconfondibile della moderna classicità che
caratterizza illustrazioni, manifesti, incisioni. Ma a colpire è
soprattutto l'attenzione al dettaglio nei bronzi e nella
decorazione di vasi, piatti, brocche e mattonelle ispirate ai
miti dell'antichità e al vivere quotidiano delle popolazioni
dell'agro pontino all'inizio del secolo.
Un altro capitolo della mostra è riservato alla figura
femminile e al suo passaggio da "libellula a mater familias,
vittima degli effetti della guerra: rimasta sola a mandare
avanti la propria famiglia, il suo podere o come lavorante
presso altri, se rimasta vedova". E' questo il motivo che spinse
l'artista a rappresentare donne dal volto addolorato in molti
monumenti ai caduti del 1915-18 , a cominciare da quello di
Terracina (Latina). Suggestiva è anche la selezione di
modellini, bozzetti, disegni e cartelloni realizzati per le
scenografie delle grandi tragedie greche a Siracusa, il Giulio
Cesare di William Shakespeare (1906) e La Nave di Gabriele
d'Annunzio (1908) a Roma.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA