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Cucchi: giudici, falso in verbale arresto origine dei depistaggi

Cucchi: giudici, falso in verbale arresto origine dei depistaggi

Depositate motivazioni su sentenza appello bis

ROMA, 18 gennaio 2023, 15:19

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il reato commesso da Mandolini è connotato da rilevante gravità, sia con riferimento alla capacità a delinquere - perché l'immediata falsificazione è rivelatrice dell'abilità di reagire, anche commettendo illeciti, senza frapporre all'azione delittuosa titubanze o meditazione -, sia per l'intensità del dolo intenzionale, sia per l'entità delle conseguenze della condotta, posto che il falso nel verbale di arresto va individuato come la madre dei successivi depistaggi che hanno inizialmente sviato le indagini sugli autori della violenza subita da Stefano Cucchi verso gli agenti della Polizia Penitenziaria". E' quanto scrivono i giudici di secondo grado di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui, nel luglio scorso, hanno condannato a tre anni e sei mesi il maresciallo Roberto Mandolini e il carabiniere Francesco Tedesco a 2 anni e 4 mesi nell'ambito del processo di appello bis sul pestaggio di Stefano Cucchi.
    Nelle motivazioni i giudici aggiungono che "non deve omettersi, nella valutazione di elevata gravità del delitto e con riferimento alla condotta contemporanea al reato, che il Mandolini, quando ha commesso il fatto, rivestiva, quale comandante interinale della Stazione Carabinieri Appia, una posizione di garanzia dell'integrità dei ristretti per l'attività di servizio, e che i doveri inerenti quella posizione sono stati violati, oltre che con la condotta di falso finalizzato a coprire la violenza subita dal Cucchi, con la denegata tutela connessa all'assenza di cure tempestive che sarebbero state prestate a Cucchi se il comandante della Stazione avesse, come era suo dovere fare, immediatamente attivato i controlli sanitari anche solo per la verifica che lo stato di Cucchi, dopo le botte, non richiedesse interventi medici ulteriori e in modo tale da rassicurare l'arrestato sulla, doverosa, stigmatizzazione ambientale dell'abuso commesso dai pubblici ufficiali che lo avevano in custodia". Una condizione che "avrebbe certamente prodotto la rivelazione precoce delle sofferenze patite" dal trentenne e "auspicabilmente l'interruzione della serie causale che ha condotto alla sua morte".
   

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