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Appalti irregolari in Comune a Reggio Emilia, 4 condanne lievi

Appalti irregolari in Comune a Reggio Emilia, 4 condanne lievi

Pioggia di assoluzioni, cade la corruzione

REGGIO EMILIA, 21 marzo 2024, 15:24

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Una pioggia di assoluzioni e solo quattro condanne lievi nel processo ai presunti appalti irregolari in Comune a Reggio Emilia a fronte di venti persone rinviate a giudizio tra dirigenti ed ex funzionari del municipio sui 40 indagati iniziali. Si è fortemente ridimensionato l'impianto accusatorio condotto dai pm Valentina Salvi e Giulia Stignani che avevano chiesto poco più di 39 anni complessivi di condanna.

Il collegio di giudici del tribunale reggiano (presieduto da Sarah Iusto, a latere Francesca Piergallini e Matteo Gambarati) ha emesso la sentenza di primo grado facendo cadere l'accusa più grave, quella di corruzione, mentre ha retto solo la turbativa d'asta per quanto riguarda la vicenda di un bando del recupero mezzi stradali. Per questo sono stati condannati a un anno e mezzo l'avvocato Santo Gnoni (il pm aveva chiesto la pena più severa di 11 anni) e Roberto Montagnani (la procura aveva chiesto quattro anni e mezzo), rispettivamente allora dirigenti del servizio legale e del servizio appalti del Comune.

Un anno ciascuno a Vincenzo e Lorenzo Corradini, padre e figlio titolari dell'omonima autofficina che vinse l'appalto in questione da 950mila euro (in cambio, secondo l'accusa di un accordo su una controversia su crediti vantati dall'autofficina verso il Comune per 2,7 milioni). Per tutti e quattro è stato disposta anche l'incapacità a contrattare con la pubblica amministrazione per un anno. Gnoni e Montanari sono invece stati assolti per le vicende degli altri bandi finiti a processo. Cinque le gare d'appalto - indette tra il 2015 e il 2017 per un valore complessivo di 27 milioni, tra recupero mezzi stradali, mobilità, trasporto scolastico, servizi di controllo Ztl e bike-sharing - finite nel maxi fascicolo d'inchiesta. Tra le assoluzioni spiccano anche quelle di Nando Rinaldi, pattuale presidente dell'Istituzione Scuole e Nidi d'Infanzia, l'ex dirigente della Mobilità Alessandro Meggiato e l'ex assessore alle infrastrutture Mirko Tutino che era accusato di rivelazione di segreto d'ufficio.

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