E' originario di Jenin, in
Cisgiordania, ha vissuto nella Striscia di Gaza, e sul ring
combatte anche per attirare l'attenzione sul dramma umanitario
che sta vivendo il suo popolo. Nel frattempo, dato che, "da
tanti anni", vive a Ferrara spera di combattere un giorno per il
titolo italiano. Ahmed Obaid, 28enne peso mosca, di mestiere fa
il pugile, è soprannominato 'Gentleman' perché privilegia la
tecnica piuttosto che la potenza e venerdì salirà sul ring del
Palapalestre di via Porta Catene, a Ferrara. In un match del
sottoclou del Tricolore dei massimi fra Cardillo (un militare
dei Granatieri di Sardegna che pratica la boxe) e Venturelli,
affronterà un rivale insidioso come il bosniaco Muhamed
Biberovic.
A questo impegno Obaid si è preparato con l'impegno e lo
scrupolo di sempre, grazie anche ai consigli del
maestro-organizzatore Massimiliano Duran, il quale dice di
sperare che questo "sia l'ultimo incontro per Ahmed prima di
essere nominato sfidante al titolo italiano". Ma il pensiero del
suo pupillo è inevitabilmente rivolto anche ad altro. "Mio
padre, che da agosto si trova in Cisgiordania - le parole di
Ahmed riferite da chi gli è vicino -, ha 65 anni, ha vissuto la
Palestina di prima e dopo i vari conflitti e si ricorda di
quando la Striscia di Gaza era come la Riviera Romagnola, un
posto di mare, con le spiagge e i ristoranti di pesce. Poi è
arrivata la guerra, con la quale io sono cresciuto". E' stato
questo il motivo che ha spinto la sua famiglia a cercare fortuna
in Italia, "e ancora adesso a molti fa uno strano effetto
leggere sul mio codice fiscale che vengo dalla Striscia di
Gaza".
Sogna una pace autentica, e prega per questo ogni volta che va
nella moschea di via Traversagno; intanto scaglia colpi contro
il sacco in palestra e cerca di concentrarsi sulla 'nobile
arte', anche quando gli torna in mente che "Gaza non c'è più,
c'è solo devastazione, e chi ci abita vive alla giornata, non
sapendo se vivrà, se morirà e se avrà da mangiare". "Lì vivono
due milioni di persone in uno spazio come Ferrara - il suo
pensiero -, è un carcere a cielo aperto dove non esiste futuro.
Non auguro a nessuno di vivere nella Striscia di Gaza".
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