Alla Fondazione Magnani-Rocca di
Mamiano di Traversetolo (Parma) arriva la più grande mostra
italiana su una delle più iconiche figure del design e della
comunicazione visiva del XX secolo, Bruno Munari, realizzata
dopo le esposizioni della Rotonda della Besana (2007) a Milano e
dell'Ara Pacis (2008) a Roma. In mostra saranno concentrati
settant'anni di idee e di lavori - Munari aveva iniziato la
propria attività durante il cosiddetto Secondo Futurismo,
attorno al 1927 - in tutti i campi della creatività, dall'arte
al design, dalla grafica alla pedagogia.
Nella celebre Villa dei Capolavori, sede della Fondazione, a
pochi passi dalle sale che ospitano opere di Tiziano, Dürer, Van
Dyck, Goya, Canova, Renoir, Monet, Cézanne, de Chirico, Morandi,
Burri e molti altri, dal 16 marzo al 30 giugno viene così
celebrato uno dei più grandi geni creativi del Novecento, Bruno
Munari (Milano 1907-1998), definito da Pierre Restany il
Leonardo e il Peter Pan del design italiano. Proprio per la
difficoltà di dirimere chiaramente i territori linguistici da
lui affrontati nel corso del tempo, la rassegna non è suddivisa
per tipologie o per cronologia, ma per attitudini e concetti, in
modo da poter mostrare i collegamenti e le relazioni progettuali
tra oggetti anche apparentemente molto diversi l'uno dall'altro.
Grafica, oggetti, opere d'arte, tutto risponde a un metodo
progettuale che si va precisando con gli anni, con i corsi nelle
università americane e con il progetto più ambizioso, quello dei
laboratori per stimolare la creatività infantile, che dal 1977
sono tuttora all'avanguardia nella didattica dell'età prescolare
e della prima età scolare. "Munari - spiega Marco Meneguzzo,
studioso munariano e curatore della mostra - è una figura molto
attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono
limiti fra territori espressivi. È un esempio di flessibilità,
di capacità di adattamento dell'uomo all'ambiente. Il suo metodo
consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e
di volerlo ogni volta superare".
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