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Il più grande pterosauro del Giurassico

Il più grande pterosauro del Giurassico

Vissuto 170 milioni di anni fa, aveva un'apertura alare di 2,5 metri

05 marzo 2022, 18:09

Redazione ANSA

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Ricostruzione artistica del più grande pterosauro del Giurassico (fonte: Stewart Attwood / Artist 's impression credit: Natalia Jagielska) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricostruzione artistica del più grande pterosauro del Giurassico (fonte: Stewart Attwood / Artist 's impression credit: Natalia Jagielska) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricostruzione artistica del più grande pterosauro del Giurassico (fonte: Stewart Attwood / Artist 's impression credit: Natalia Jagielska) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scoperti in Scozia i resti fossili del più grande pterosauro vissuto nel Giurassico. Aveva un’apertura alare di 2,5 metri e il suo ritrovamento fa spostare indietro di almeno 25 milioni di anni la comparsa di ali così grandi. Ad analizzarne i resti è stato un gruppo di ricerca dell’università di Edimburgo il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.

A scoprire i resti di questo rettile, solo lontanamente imparentato con i dinosauri, è stata nel 2017 l’allora studentessa Amelia Penny, oggi ricercatrice all’università St Andrews in Scozia, lungo una spiaggia dell’isola di Skye. Le analisi hanno determinato che i resti fossero di un giovane esemplare di una nuova specie ribattezzata Dearc sgiathanach, un nome derivato dal gaelico che sfrutta un gioco di parole che vuol dire rettile volante e allo stesso tempo rettile di Skye. I resti risalgono a 170 milioni di anni fa, nel Giurassico, ben prima della comparsa degli pteroasauri più noti al grande pubblico, come il gigantesco Quetzalcoatlus che aveva un’apertura alare che raggiungeva gli 11 metri, praticamente con un piccolo aereo da trasporto. Il nuovo pterosauro appena scoperto poteva raggiungere i 2,5 metri di apertura alare ma visse circa 100 milioni di anni prima di questi giganti e secondo gli autori dello studio fu forse il più grande animale volante della sua epoca. Il nuovo fossile, completo al 70%, potrebbe aiutare a definire meglio l’albero genealogico di questi rettili volanti che furono probabilmente i progenitori, o comunque parenti molto stretti, dei moderni uccelli.

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