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Genitori green, come vivere a impatto (quasi) zero con un bebè

Genitori green, come vivere a impatto (quasi) zero con un bebè

Cosa si può evitare di acquistare, una lista pratica

13 febbraio 2024, 01:04

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Giovani genitori con il loro neonato foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giovani genitori con il loro neonato foto iStock. -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Giovani genitori con il loro neonato foto iStock. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il primo anno di vita di un bambino può arrivare a costare ai genitori fino a circa 17.000 €, un valore più alto dell’8% rispetto a soli due anni fa, attestano le ultime stime di Federconsumatori.  Una famiglia sprecona spende per cose futili da un minimo di 2.095 euro 5.256 euro per il proprio bebè fino ai due anni di età (producendo una grande quantità di rifiuti), una famiglia ‘green’ invece spende da 59 a 264 euro risparmiando fino al 95% e producendo minimi scarti.
Il confronto l’ha fatto Lisa Casali, scienziata ambientale e referente per l’Italia presso la Direzione Generale per l’Ambiente della Commissione Europea, blogger, scrittrice (e mamma di Filippo) nel nuovo manuale ‘Genitori green e bambini felici. Manuale per vivere a impatto zero con un bebè (risparmiando)’ (editore Gribaudo). 

 



Come risparmiare e ridurre l’impatto ambientale del neonato in arrivo?

Come risparmiare e ridurre l’impatto ambientale del nascituro? “Lo compro o non lo compro?” È una delle domande più ricorrenti di futuri e neogenitori (e di nonni, parenti e amici) sempre più sollecitati da spot pubblicitari e commessi dei negozi specializzati che invitano a riempirsi la casa di prodotti e accessori per il bebè inutili.  I genitori però sono anche sempre più attenti a risparmiare e ad evitare gli sprechi anche nel rispetto dell’ambiente tanto che si moltiplicano i movimenti e i gruppi di acquisti collettivi e le rivendite dell’usato  di quartiere (dai vestitini alle carrozzine) con l’usato che consente di risparmiare in media sulla spesa finale dal 55 al 62% (attesta ancora Federconsumatori). Non mancano i gruppi sui social che segnalano sconti, offerte ed iniziative in chiave ‘baby swap party’ (per il baratto di vestitini e accessori tra mamme e papà).  Aumenta anche lo shopping online (dove, sempre secondo i calcoli dell’associazione dei consumatori, per il mantenimento di un bimbo nel primo anno di vita si risparmia dal 29% al 34% delle spese - non considerando i costi relativi ai beni di prima necessità come i  pannolini la cui IVA è pronta a salire al 10% invece che al 5%).
Non mancano libri, manuali e blog di mamme esperte che propongo trucchi e strategie per riuscire a spendere meno, eliminando anche ciò che inquina e avendo cura per l’ambiente. “Risparmiare anche rinunciando al superfluo può essere complicato ma non impossibile, - spiega Lisa Casali. – Ci sono alcuni sistemi pratici per farlo, strizzando l’occhio all’ambiente. Avere le idee chiare su cosa serve, fare una lista di quello che avete intenzione di comprare e cosa invece volete prendere usato e tenervi alla larga da quei negozi che vendono di tutto e di più per il bebè è il primo passo”. Casali spiega le strategie pratiche (dalla gravidanza al bebè) per essere un genitore attento al portafogli e all’ambiente con esempi dettagliati e illuminanti.

Cosa serve realmente alla neomamma ? Cosa si può evitare di comprare

Per eliminare il superfluo bisogna prima di tutto chiedersi cosa serve realmente alla neomamma per soddisfare i propri bisogni nei giorni che seguono il parto. Casali risponde senza alcun dubbio: “invece che spendere per il superfluo, servirebbe un aiuto per le faccende domestiche e per cucinare, in modo da dedicarsi esclusivamente al proprio bebè e, se possibile, riposare. Abbiate quindi il coraggio di chiedere aiuto e non abbiate la pretesa di fare tutto da sole”. Inoltre una eventuale assistenza psicologica di esperti se ne sente la necessità, per evitarle di isolarsi e farsi carico da sola di tutte le incombenze, oltre alla cura del piccolo. “Vi sono anche specifici programmi di sostegno per le neomamme proposti dalle strutture sanitarie, che offrono varie tipologie di intervento. In numerosi consultori e associazioni si può aderire a gruppi post parto e di sostegno all’allattamento. Questi corsi consentono, oltre all’aiuto immediato, anche l’accesso ad altri servizi socio-sanitari, laddove sia necessario un intervento più specifico, che si adatti ai bisogni della mamma e della sua famiglia” spiega Casali.
L’esperta prosegue con un lungo elenco di ciò che si può evitare di comprare e sfatando miti e credenze comuni inutili e perfino pericolose. Inclusa la fissazione per la sterilizzazione di ciucci, biberon e così via. “La mania di igienizzare, disinfettare e sterilizzare è piuttosto diffusa nel nostro Paese, ma per lo più si tratta di convinzioni prive di fondamenti scientifici. In realtà, queste comportano per lo più costi inutili, spreco di risorse naturali ed emissioni inquinanti che si potrebbero evitare. In casa, infatti, e per tutti gli oggetti usati per il bebè, a eccezione di biberon e ciuccio per i primi mesi, la normale igiene è più che sufficiente. Un eccesso di igiene e l’abuso di prodotti disinfettanti può, al contrario, favorire fenomeni di batterio-resistenza e influire negativamente sullo sviluppo delle normali difese immunitarie nel bambino”. Come si sterilizzano i prodotti del bebè? Come consiglia anche l’Unicef, ovvero bollendoli in un pentolino con l’acqua per 10 minuti, senza comprare prodotti ad hoc. “Da evitare l’acquisto di uno sterilizzatore, idem l’uso di prodotti chimici che normalmente contengono clorexidina che ha un impatto negativo sull’ambiente e potrebbe creare resistenza batterica” sottolinea Casali.
Se l’allattamento al seno resta di sicuro la scelta più economica, salutare e ad impatto ambientale pari a zero (Casali spiega perché tutte le neomamme possono farlo col supporto giusto, sfatando credenze dure a morire), anche il “debutto” a tavola del bambino (il pre-svezzamento) è accompagnato da una lunga lista di prodotti, accessori, gadget non sempre utili e che anzi possono rivelarsi un rischio superfluo per la salute del bambino. Salvo precise prescrizioni mediche, tra lo shopping inutile Casali cita i cosiddetti ‘baby food’ (come omogeneizzati, pappe pronte, crema di riso, tapioca, biscotti – yogurt e puree di frutta per bebè) seguiti da bavaglini usa e getta, ciucci per frutta, contenitori, thermos, cuoci pappa, set di piattini e posate, tisane granulari per bebè, seggiolini da agganciare alla tavola e seggioloni (non di seconda mano). Sono alcuni dei consigli ragionati per aprire gli occhi anche ai genitori più distratti su ciò che è indispensabile e cosa no, anche in nome della riduzione dell’impatto dei rifiuti sull’ambiente che ci circonda. 

Il decalogo per ridurre l'impatto ambientale con i bambini

 

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