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Corruzione ad Avellino, arrestato il sindaco dimissionario

Corruzione ad Avellino, arrestato il sindaco dimissionario

Ai domiciliari anche il fratello consigliere e un altro dirigente comunale

NAPOLI, 18 aprile 2024, 19:54

Redazione ANSA

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In immagini intercettate il sindaco di Avellino porta via il pc - RIPRODUZIONE RISERVATA

Depistaggi, inquinamento delle prove, fughe di notizie: gli arresti chiesti e ottenuti dalla Procura di Avellino nei confronti di Gianluca Festa, dimessosi da sindaco il 26 marzo scorso, di Fabio Guerriero, titolare di uno studio di architettura e fratello del consigliere comunale Diego Guerriero, anche lui indagato, e di Filomena Smiraglia, dirigente dei settori lavori pubblici e Attività produttive del comune, pure lei dimessasi le scorse settimane, avrebbero stoppato un contesto associativo che aveva nel sindaco di Avellino il suo principale riferimento.

Sarebbe stato lo stesso sindaco, di fronte alla accelerazione delle indagini, a far sparire dalla sua stanza di piazza del Popolo il computer che aveva in uso e a disporre presso i suoi uffici una bonifica alla ricerca di microspie eseguita da personale specializzato.

Le contestazioni nei confronti degli indagati, finiti agli arresti domiciliari, fa sapere in una nota il procuratore capo, Domenico Airoma, sarebbero soltanto "una porzione di un complesso percorso investigativo che fa riferimento a molteplici traffici delittuosi, caratterizzati da una gestione privatistica del comune di Avellino e da agenti infedeli che hanno messo a disposizione le funzioni ricoperte a vantaggio di pochi".

Oltre ad amministratori e funzionari comunali, nei "traffici delittuosi" sono coinvolti anche imprenditori e professionisti all'interno di un contesto associativo sul quale sono in corso ulteriori indagini e approfondimenti.

Nel dettaglio, vengono in particolare individuati, oltre al depistaggio, due episodi di rivelazione del segreto di ufficio da parte dei tre indagati che avrebbero rivelato le domande d'esame a un candidato al concorso per vigile urbano bandito dal comune di Avellino. Al sindaco Festa viene direttamente contestata la tentata induzione indebita e la corruzione nell'esercizio della funzione per aver sollecitato illecitamente operatori economici in rapporti di lavoro con il Comune di Avellino perché promuovessero sponsorizzazioni a vantaggio della società di basket DelFes, che gli inquirenti ritengono faccia direttamente capo al sindaco dimissionario. La corruzione contestata a Gianluca Festa fa riferimento alle utilità economiche riconosciute alla DelFes da un imprenditore di una nota catena del settore ristorazione in cambio di favori che Festa gli avrebbe garantito nell'esercizio delle sue funzioni di sindaco.

 

In immagini intercettate il sindaco di Avellino porta via il pc

Voleva far sparire le prove della corruzione, sostengono gli inquirenti che hanno mandato in carcere il sindaco di Avellino Gianluca Festa. E, per provarlo, esibiscono anche delle immagini catturate il mese scorso nell'ufficio del primo cittadino, indaffarato a far sparire il suo computer. Anzi, il pc di proprietà del Comune, tanto è vero che, per questo specifico episodio, a Festa viene contestato il peculato. Nell'ordinanza di custodia cautelare si spiega dunque che dalle intercettazioni audio e video eseguite sia nell'anticamera che dentro l'ufficio del sindaco si vede un personal computer da Festa "costantemente utilizzato per le incombenze quotidiane". In un'intercettazione video appare anche la vicesindaca Laura Nargi (indagata) alla quale Festa, scrivono gli inquirenti, "sussurra le parole 'si deve togliere quella stampa da qua'". In un'altra intercettazione viene ripreso il sindaco "mentre seleziona una serie di documenti che il suo collaboratore (...) procede a strappare". Immagini successive, invece, "mostrano il sindaco che, dopo aver scollegato il 'case' dalle prese cui era collegato, tenta invano di aprirlo, evidentemente al fine di rimuovere alcune arti dell'hardware, avvalendosi di strumenti di fortuna. Quindi, non essendo riuscito nel proprio intento, Festa ripone l'ingombrante apparecchio all'interno di una scatola di colore nero che trasporta fuori dall'ufficio grazie all'aiuto di tale Guido", poi identificato in un dipendente comunale, che ha confermato di aver collocato la scatola nell'auto del sindaco. Gli inquirenti non sono riusciti a trovare il computer e il sindaco, dal canto suo, ha negato di averne uno in ufficio, affermazioni "palesemente smentite", si legge nell'ordinanza, dalle intercettazioni audio-video e dalle testimonianze di alcuni dipendenti comunali. Da qui l'accusa di peculato, un reato commesso - secondo l'accusa - "per occultare altre condotte criminose". Infatti, per gli investigatori, far scomparire il pc era un'attività "evidentemente finalizzata a sottrarre i file ivi contenuti all'attività degli inquirenti".

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