Tutte le ricerche scientifiche
condotte sull'inquinamento atmosferico delle aree dove si
trovano i termovalorizzatori in Italia e sulla salute di chi ci
vive intorno, sono arrivate alla medesima conclusione:
l'inquinamento proveniente da questi impianti è trascurabile,
mentre quello davvero grave è quello che viene dai trasporti. Lo
scrive la ong Amici della Terra sul suo sito, contestando
l'opposizione di sindacati e ong alla realizzazione di un
termovalorizzatore a Roma.
Nello studio sull'inceneritore Silla 2 nel Milanese,
realizzata nel 2019 dall'ATS Milano-Città Metropolitana su
richiesta dei comuni di Milano, Rho, Pero, Settimo Milanese e
Cornaredo, si legge che "il 9% delle emissioni di NOx (ossidi di
azoto, n.d.r.) sono attribuibili alla combustione
nell'industria, l'1,2% al trattamento e smaltimento rifiuti,
mentre il 70% è attribuibile al trasporto su strada (dati Arpa
Lombardia). Per il PTS (polveri totali sospese), la combustione
nell'industria è responsabile del 7% delle emissioni totali, il
trattamento e smaltimento rifiuti è responsabile dello 0.3%,
mentre il 44% è attribuibile al trasporto su strada".
Gli Amici della Terra citano anche lo studio sulle emissioni
del termovalorizzatore di Acerra, realizzato dal Cnr di Napoli,
che ha rilevato che l'area più prossima all'impianto presenta
una concentrazione d'inquinanti assolutamente trascurabile in
confronto alle aree prospicenti il sistema viario e ad altri
impianti industriali. Ad analoghe conclusioni è giunta una
ricerca del Leap di Piacenza e dell'Università di Milano
studiando l'area del termovalorizzatore di Brescia. Di recente
si è aggiunta una analisi accurata dell'area esposta al
termovalorizzatore di Bolzano.
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