''Ci vuole coraggio per affrontare
un restauro di questo tipo, il coraggio che ci trasmette un
personaggio come Alessandro, alla conquista del mondo". E' con
emozione che Paolo Giulierini, direttore dell'Archeologico
Nazionale di Napoli ha presentato, in un museo chiuso al
pubblico a causa della pandemia ma denso di attività, il
cantiere del restauro del mosaico di Alessandro o della
battaglia di Isso, definito 'epocale'. Si tratta infatti di una
delle icone assolute dell'archeologia, considerata la più
celebre opera musiva dell'antichità. ''Un coraggio che in parte
è mancato nei tempi passati" aggiunge Giulierini dinanzi alla
celebre opera della casa del Fauno, mai più spostata dal 1916,
quando dal pavimento al pian terreno venne trasferita su
parete, al primo piano.
Milioni di tessere, una superficie di eccezionale estensione
(5,82X 3,13 m), sette tonnellate di peso, il mosaico dei record
era arrivato nel 1844 al Real Museo di Napoli da Pompei su un
carro tirato da 16 buoi. Da allora il 'gran musaico' con la
scena di battaglia tra il Macedone e il re persiano Dario III
(333 a.C), eseguito probabilmente da artisti alessandrini nel
100 a.C. (l'originale a cui si sarebbero ispirati potrebbe
essere di Apelle) scoperto nel 1831, ha incantato i visitatori
di tutto il mondo, da Goethe ai contemporanei . ''Ringrazio il
prof. Antonio De Simone che mi ha subito sottolineato l' urgenza
e l' importanza di questo restauro, il nostro architetto Amanda
Piezzo. Il Museo, con il suo laboratorio di restauro guidato
proprio da oggi da Maria Teresa Operetto, per questa impresa non
si è chiuso in se stesso. Lavoriamo insieme a importanti partner
scientifici, Università, alla TIM e NTT DATA. E la tecnologia
si coniuga con il miracolo quotidiano, fatto dalle mani dei
nostri restauratori. Tutti insieme ci prendiamo questa grande
responsabilità, in coordinamento con l' Istituto centrale per
il restauro (ICR) diretto da Alessandra Marino''. Grazie
all'adozione di piattaforme innovative digitali si aprono
infatti nuovi scenari nel campo del recupero del patrimonio
artistico. Il progetto pilota TIM, supportato da NTT DATA, ha
messo a disposizione per la prima volta soluzioni basate sulla
Virtual e Augmented Reality.
Con all'elaborazione simultanea dell'enorme quantità di dati
acquisiti nel corso della fase diagnostica è possibile
riprodurre, secondo vari livelli, sul corpo del mosaico, tutte
le informazioni tecniche utili. Indossando un 'visore
intelligente' il restauratore avrà sempre le mani libere e
potrà lavorare anche sulla parte posteriore dell'opera
controllando in ogni momento gli effetti negli strati anteriori.
Successivamente, con il 5G, tutte le operazioni di restauro
potranno essere seguite simultaneamente non solo dai tecnici nel
museo tramite un grande schermo ma anche da altri collegati da
remoto da tutto il mondo. Il progetto è stato presentato da
Claudia Carrer (Partnership, Alliances/ Project Manager TIM).
Ma in quali condizioni è oggi il mosaico? Diverse sono le
criticità conservative, consistenti in distacchi di tessere,
lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della
superficie. In particolare, la zona centrale destra è affetta da
una visibile depressione; rigonfiamenti puntuali sono presenti
lungo il perimetro, probabilmente dovuti a fenomeni di
ossidazione degli elementi metallici dell'intelaiatura lignea
posta nel 1916. La delicata movimentazione dell'opera avverrà
in primavera, nella seconda fase dei lavori della durata
complessiva di sette mesi. Le attività diagnostiche sono
promosse in rete con l' Università del Molise (UNIMOL) ed il
Center for Research on Archaeometry and Conservation Science
(CRACS) .Il cantiere sarà visibile con particolari modalità
quando il museo sarà aperto. ''Tra un anno - annuncia
Giulierini - organizzeremo la grande mostra 'Alessandro e la
via delle Indie', con la Regione Campania. Perché il nostro
Museo, simbolo dell'archeologia italiana nel mondo, guarda a
Oriente e ad Occidente".
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