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Libano, scontro identitario sulla spiaggia pubblica di Sidone

Il sindaco vieta alle donne di indossare il costume da bagno

30 maggio 2023, 14:25

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Lorenzo Trombetta)

BEIRUT - Una trentina di uomini, guidati da due leader religiosi, si avvicinano con aria minacciosa a due donne sdraiate in costume sulla spiaggia pubblica di Sidone, nel sud del Libano, intimandogli di coprirsi. Si scatena un alterco.

Le donne, costrette a lasciare la spiaggia, sporgono denuncia mentre la notizia si diffonde velocemente, suscitando un acceso dibattito in città e sui social network.

Quando il sindaco, cedendo alle pressioni degli ambienti conservatori, ordina l'obbligo di "vestirsi in maniera decente" nella spiaggia pubblica, gli attivisti e gruppi di femministe libanesi insorgono, scontrandosi con i toni aspri e intolleranti di chi si erge a difensore di Sidone come "città musulmana".

La crescente tensione sociale nel Libano, divorato dalla peggiore crisi economica della sua storia, si manifesta in varie forme di radicalismo religioso. Eppure, come sottolinea Waddah Charara, storico libanese, originario di Sidone, l'antico porto fenicio sul Mediterraneo ha una storia di tolleranza inter-comunitaria e apertura sociale.

Parlando al quotidiano L'Orient-Le Jour di Beirut, Charara ricorda come prima della guerra civile libanese (1975-90), "a Sidone spirava un vento di libertà... (musulmani) sunniti, (musulmani) sciiti e cristiani vivevano fianco a fianco".

Come ricorda Charara, "negli anni '70 (del secolo scorso), donne e uomini nuotavano assieme sulle spiagge di Sidone. E non c'era alcun problema". Poi, prosegue, le cose sono cambiate, anche prima del conflitto armato.

"Nella parte sud della città hanno cancellato la spiaggia di sabbia, per costruirvi uno stabilimento. Mentre nella parte nord è stata costruita una piscina".

Altri osservatori a Sidone confermano come la privatizzazione dello spazio pubblico, cominciata ben prima della guerra civile, abbia acuito le differenze sociali e creato un divario tra chi poteva permettersi l'ingresso a pagamento in strutture esclusive e chi poteva andare ormai solo alla spiaggia pubblica.

All'ombra delle violenze della guerra civile, questo divario è stato facilmente riempito dalle retoriche divisive su sfondo religioso e identitario. Queste si sono acuite nel corso degli anni fino a raggiungere livelli parossistici nel Libano afflitto dalla crisi economica.

"La crescente influenza di associazioni religiose, di partiti politici e di uomini di religione ha spinto il Comune a vietare di indossare costumi da bagno e di consumare alcolici sulla spiaggia pubblica", afferma Charara.

Una settimana dopo l'incidente del 14 maggio, quando il gruppo di uomini aveva di fatto cacciato le due donne, il sindaco di Sidone, Muhammad Saudi, ha fatto erigere all'ingresso della spiaggia un cartello in cui si invitano le persone a "vestirsi in maniera decente" e ad "astenersi da bevande alcoliche".

Lo scontro del 14 maggio sulla spiaggia di Sidone non è stato uno scontro religioso. La donna che ha sporto denuncia, Mayssa Hanouni Yaafouri, è musulmana sunnita ed è originaria di Sidone.

Ma in molti pensano in città che il suo gesto sia stato una vera e propria "provocazione".

Nei giorni successivi all'incidente si sono svolti, in contemporanea, due sit-in di fronte: da una parte attivisti e femministe e dall'altra sostenitori della "virtù contro la nudità". Chi sostiene la tesi dei conservatori se la prende con quegli stabilimenti in Libano dove è vietato indossare il 'burkini', un costume da bagno che ricopre interamente il corpo della donna.

"Ma qui siamo in una spiaggia pubblica", scrive L'Orient-Le Jour che si è apertamente schierato con gli attivisti a favore della libertà di indossare il costume da bagno.

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