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Primi passi per l'AgETS, il mercato della CO2 per l'agricoltura

Primi passi per l'AgETS, il mercato della CO2 per l'agricoltura

Studio con cinque ipotesi di sistema Cap&Trade per il settore primario

17 novembre 2023, 12:32

Redazione ANSA

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Primi passi per l 'AgETS, il mercato della CO2 per l 'agricoltura Ue - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un mercato Ets anche per le emissioni dell'agricoltura. La Commissione europea ha pubblicato un atteso rapporto che presenta cinque scenari possibili per un mercato di quote CO2 agricolo, separato da quello principale che copre industria ed energia. l'AgETS, così lo battezza il documento, sarebbe una prima mondiale.

Storicamente l’agricoltura è rimasta fuori dall’Ets per ragioni politiche e strategiche, per la sicurezza alimentare dei Paesi, soprattutto di quelli poveri. Ma anche per motivi pratici, perché è difficile calcolare il contenuto in carbonio di un prodotto alimentare, meno standardizzato di uno industriale. In principio, la Nuova Zelanda ha integrato le emissioni dell'agricoltura (essenzialmente quelle dell’allevamento, che sono poco meno della metà del totale delle emissioni del Paese) nel suo sistema Ets dal 2008. Ma l'Agri-Ets degli antipodi non è mai entrato pienamente a regime. L’ultima proposta di renderlo obbligatorio è del 2022, e non è ancora chiaro se diventerà legge.

In Europa, Danimarca e Germania stanno studiando il sistema. Il presidente della commissione Ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin (Renew, Francia) e il collega di partito Jeremy Decerle, hanno proposto un Ets per il sistema alimentare, che coinvolga agricoltori e trasformatori. E il think tank Bruegel ha fatto esplicito riferimento a un Ets-3 che includa il settore agricolo (dopo l'1 per l'industria e il 2 con edifici e trasporto su gomma). Intanto, la legislazione per creare un sistema di certificazione per i crediti di carbonio volontari avanza in Consiglio e Europarlamento appoggiata da maggioranze ampie con buone possibilità di diventare legge nel 2024. Ma in questo caso si parla di schemi volontari, mentre in un mercato del carbonio l’acquisto delle quote di emissione diventa obbligatorio. Il problema più grande è: per chi? Chi paga? Quale parte del sistema agroalimentare va assoggettata al principio del “chi inquina, paga”?

Nel rapporto della Commissione europea, si fanno cinque ipotesi principali. In un mercato per tutte le emissioni di gas serra delle aziende agricole, il punto d'obbligo sarebbe costituito da tutti i tipi di aziende agricole (seminativi, zootecniche e miste). Pagherebbero, e verrebbero incentivati a ridurre le emissioni, gli agricoltori. In un ETS solo per le emissioni del bestiame a pagare sarebbero le aziende zootecniche e miste. Secondo la terza ipotesi, l’Ets potrebbe coprire solo le torbiere con il punto d'obbligo sarebbe rappresentato dalle aziende agricole su tali terreni.

Il quarto scenario è un Ets “a monte”: questa opzione si concentra sulle emissioni derivanti dalla fermentazione enterica (produzione e importazione di mangimi), sulle emissioni di protossido di azoto dal suolo (uso di fertilizzanti) e sull'applicazione di urea. Il punto d'obbligo sarebbe per i produttori di fertilizzanti e per i produttori e importatori di mangimi.

Infine, lo studio esamina lo scenario di un Ets a valle: questa opzione si concentra sulle emissioni derivanti dalla fermentazione enterica e dalla gestione del letame. A pagare in questo caso sarebbero i trasformatori di carne e latticini. Tutti gli scenari, si legge nello studio, offrono sufficienti garanzie sull'incentivo per la riduzione delle emissioni nel settore.

Gli scenari migliori dal punto di vista di efficacia, efficienza, pertinenza, coerenza e valore aggiunto sono l’Ets torbiere e l’Ets a valle. Ma il primo ha seri limiti di distribuzione territoriale degli impatti, con alcuni Stati membri molto più penalizzati di altri. I primi tre scenari, inoltre, quelli a livello di azienda agricola, richiedono tempi lunghi perché va creato "uno strumento armonizzato" per la rendicontazione dei gas serra agricoli nell'Ue per “fornire alle aziende agricole informazioni dettagliate e aggiornate, specifiche per il contesto, su azioni efficaci dal punto di vista dei costi e ad alto potenziale di mitigazione”, si legge nel rapporto.

Lo studio sottolinea inoltre l'importanza di un monitoraggio continuo e di una valutazione regolare di qualsiasi politica che colleghi l'assorbimento di carbonio in un mercato AgETS e osserva che i modelli di politica più semplici, che comportano i minori costi amministrativi e presentano meno rischi per l'integrità ambientale, potrebbero essere un punto di partenza appropriato.

Infine, gli autori sottolineano che l'istituzione di un mercato AgETS e collegato al sostegno per la rimozione del carbonio deve essere accompagnata da cambiamenti più ampi a livello settoriale ed economico, come aiuti transitori sotto forma di sussidi, sovvenzioni e prestiti per le aziende agricole, per consentire al settore fondiario di rafforzare pienamente la propria sostenibilità.

Per concretizzare il tutto, poi, vanno gestite le le opinioni contrastanti delle diverse parti del sistema (agricoltori, industria alimentare, produttori di fertilizzanti), che lo studio riporta dopo un sondaggio tra le associazioni di categoria. In un settore frammentato come l’agroalimentare europeo non sarà facile avanzare. Ma la Commissione ha compiuto i primi passi.

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