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Meloni, meglio Zelensky presente. Amadeus, ha scelto lui

Bufera su Sanremo. Direttore artistico e Coletta, mai pressioni

dell'inviata Angela Majoli SANREMO

 Ecumenico e trasversale. Populista e popolare. Palco dei diritti e estremo baluardo dell'opposizione al governo di centrodestra. Fatalmente anche quest'anno Sanremo offre lo spunto alla politica per tentare di ipotecare il festival, cingendolo in un abbraccio mortale. Dalla presenza virtuale del presidente ucraino Zelensky alla denuncia del razzismo subito da Paola Egonu, il dibattito da settimane ha puntato i suoi riflettori sull'Ariston, fatto salvo il breve armistizio dell'apertura tricolore, con il presidente della Repubblica Mattarella in platea e il premio Oscar Benigni sul palco a celebrare il 75/o della Costituzione. E alla vigilia del gran finale, torna in primo piano il caso del messaggio del leader di Kiev, un testo scritto, atteso per domani, che sarà letto sul palco da Amadeus. In piazza scenderanno i pacifisti guidati dal collettivo Pecora Nera e una delegazione del Prc, per protestare contro lo spazio a Zelensky, ma anche ucraini a sostegno del presidente.
    Con le misure di sicurezza rafforzate anche per l'allarme su possibili azioni di anarchici legate al caso Cospito, a movimentare la giornata oggi il ritrovamento, non distante dall'Ariston ma fuori dalla zona rossa, di un pacco con proiettili e innesco che in ogni caso non avrebbe potuto esplodere. "Io avrei preferito che Zelensky fosse stato presente a Sanremo", dice la premier Giorgia Meloni, spiegando di aver "apprezzato" la scelta del presidente ucraino di inviare poi la lettera. "Mi dispiace più che altro che si sia creata una polemica: non è mai facile far entrare la politica in una manifestazione come Sanremo, anche se poi ci entra sempre", chiosa. Una risposta implicita, forse, ai tanti esponenti, anche della sua maggioranza - su tutti, il leader della Lega e vicepremier Salvini - che in questi giorni hanno attaccato a testa bassa il festival. A scegliere la modalità dell'intervento è stato lo stesso Zelensky, replica Amadeus: "La vicenda è chiara a tutti. Avete visto Vespa con la sua intervista al presidente: io ho preso atto del suo desiderio di essere al festival. Inizialmente l'idea era di mandare un videomessaggio. Poi lo stesso presidente, con il quale siamo in contatto tramite ambasciata, ci ha fatto sapere di voler intervenire con una lettera. Abbiamo lasciato totale libertà di scelta". "Da parte della Rai è stata garantita massima libertà al presidente, questa è sempre stata la posizione dell'azienda e dell'amministratore delegato", conferma il direttore dell'Intrattenimento di prime time, Stefano Coletta, garantendo che l'intervento "non salterà": "Il testo non è ancora arrivato, domani vi daremo notizie certe". A chi considera Sanremo l'ultimo salotto del Pd, il direttore artistico risponde tranquillo: "Non faccio il festival con la politica, il festival non è di destra, di sinistra, di centro, è di tutti. Tutti devono godere di questo spettacolo. Rispetto le idee di tutti, ma Sanremo è patrimonio di tutti, è della Rai, di Sanremo e di tutti. Non sono adatto alla politica", sottolinea Amadeus, che in queste settimane ha dribblato le polemiche rivendicando la libertà e l'inclusività delle sue scelte. "Non ho mai avvertito pressioni dalla politica, in nessuno dei miei quattro festival", assicura. Anche Coletta allarga le braccia: "Abbiamo costruito il festival di Sanremo in grande libertà. Non abbiamo avuto alcuna telefonata dalla politica, né io né Amadeus". Chiuso il caso del Giorno del ricordo, con Amadeus che si prepara a commemorare le vittime delle foibe nella prima parte della quarta serata, come richiesto a gran voce da governo e maggioranza ("accolgo con favore questa decisione", plaude il ministro della Cultura Sangiuliano), il sottosegretario Sgarbi protesta perché a Sanremo "si parla di tutto ma mai di arte, né di Caravaggio né di Pasolini". Salvini invece non perde occasione per criticare ancora Paola Egonu, definendo "inopportune" le sue parole sull'Italia razzista, e apre il fronte compensi: "Il tema della Rai non è Sanremo ma il debito, il costo e qualche stipendio multi milionario, che secondo me, andrebbe rivisto. Il tema della Rai è anche il ruolo degli agenti, degli esterni". Non si scompone Giovanni Toti, presidente della Liguria: "Sanremo è strutturalmente democristiano: ha 73 anni, dentro c'è tutto, un po' di libertà costituzionali, un po' di feste dell'amicizia. E' rimasto alla prima repubblica", sorride. "E poi quest'anno ha aperto con Mattarella e Benigni, più bipartisan di così". (ANSA).
   

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