Il nucleare è più pericoloso rispetto alle altre fonti di energia?
No. Gli impianti nucleari non sono più pericolosi di altri sistemi di produzione di energia, anzi sono in assoluto tra i meno pericolosi

Redazione ANSA
22 novembre 2023 - 12:57
Una centrale per la produzione di energia nucleare (fonte: Rawpixel) © Ansa

Cosa verifichiamo

Gli impianti nucleari sono percepiti da buona parte della popolazione come strutture estremamente pericolose per salute umana e l’ambiente, così come le scorie nucleari. Questa fonte di energia può davvero essere considerata pericolosa, o più pericolosa di altre?

Analisi

“La risposta è piuttosto semplice: No. Gli impianti nucleari non sono più pericolosi di altri sistemi di produzione di energia, anzi sono in assoluto tra i meno pericolosi”, osserva il responsabile della divisione ‘Sicurezza e sostenibilità del nucleare’ dell’Enea, Mariano Tarantino.
A dare sostegno a quest’affermazione sono numerosi rapporti e analisi che passano in rassegna diversi aspetti relativi alla pericolosità.

Uno di questi indicatori è il numero di vittime direttamente attribuibili a incidenti o a emissioni inquinanti, una sorta di classifica che prende in considerazione il numero di vittime in funzione dell’energia prodotta. Ad avere questo triste primato (su dati relativi al 2020) sono gli impianti a carbone, ai quali sono attribuibili 24,6 morti per ogni Terawatt-ora di energia elettrica prodotti, seguiti dal petrolio (con 18,4 vittime), biomasse (4,6) e gas naturale (2,8). Il nucleare si trova nelle ultime posizioni con 0,03 vittime per ogni Terawatt-ora di energia elettrica prodotto, meno dell’idroelettrico (1,3) e poco sopra al solare (0,02).

“Bisogna sempre considerare che nessuna tecnologia potrà mai essere a rischio zero, ma dimentichiamo facilmente incidenti anche molto gravi connessi alle tante altre tecnologie per la produzione di energia”, ha detto Tarantino. Di incidenti legati alla produzione di energia esiste un lungo elenco che va dal disastro di San Juanico in Messico nel 1984, quando l’esplosione di alcuni serbatoi di gas liquido provocò la morte di oltre 550 persone, all’incidente di Marcinelle in Belgio nel 1956 con la morte di 262 minatori, passando per le 1.917 vittime del Vajont fino all’incredibile disastro di Bangiao in Cina dove nel 1975 persero la vita ben 171mila persone a causa del crollo di una serie di dighe per la produzione idroelettrica 

“Nessuno ricorda incidenti che riguardano, ad esempio, impianti a gas naturale o sistemi idroelettrici, eppure tutti ricordano bene gli incidenti di Chernobyl e Fukushima attorno ai quali c’è anche una moltitudine di informazioni sbagliate”, ha sottolineato l'esperto dell'Enea.
Anche sui rischi dovuti alla contaminazione c’è poca chiarezza" , ha rilevato Tarantino. “In alcune delle aree interdette di Chernobyl, ad esempio, si riscontrano valori di radioattività ben più bassi di quelli naturalmente presenti in alcune delle nostre città”.
Anche le scorie, ha detto ancora, sono un problema relativo. “Delle scorie nucleari sappiamo tutto: sono tracciate, verificate e stoccate in luoghi idonei e protetti. Ma spesso non possiamo fare la stessa affermazione in merito ai rifiuti chimici o industriali che, purtroppo, a volte sono semplicemente abbandonati con gravi danni alla salute e all’ambiente”.

Ad accrescere ulteriormente la sostenibilità e la sicurezza del nucleare sono i suoi principi fondamentali: la 'difesa in profondità', che presuppone almeno 4 livelli di sicurezza, in pratica 4 barriere diverse tra il cuore del reattore e l’esterno, oltre a sistemi di sicurezza attivi e passivi; e poi ci sono le ricerche nello sviluppo di nuove centrali a fissione, dette di quarta generazione, disegnate per migliorarne ulteriormente la sicurezza e ridurne la produzione di scorie, anche grazie al ‘riciclo’ di parte delle stesse (tecnicamente la chiusura del ciclo del combustibile).

“Ancora più avanti nel tempo avremo centrali a fusione, per produrre energia anche su larga scala, oltre che sicura e sostenibile”.

“Se davvero vogliamo che la produzione di energia elettrica sia guidata dai principi di riduzione della nostra impronta di carbonio, ossia delle emissioni, e di sicurezza per l’uomo e l’ambiente, non potremo fare a meno del nuovo nucleare insieme alle rinnovabili”, ha aggiunto il ricercatore italiano. “Purtroppo però in Italia la parola nucleare fa ancora paura, una paura ingiustificata; in altri Paesi europei invece non è così. Lì infatti il clima, inteso in senso culturale, sta cambiando”, ha concluso Tarantino.

Fonti
Mariano Tarantino, responsabile della divisione ‘Sicurezza e sostenibilità del nucleare’ dell’Enea

Statista, Mortality rate from accidents and air pollution per unit of electricity worldwide, by energy source

United Nations Economic Commission for Europe, Carbon Neutrality in the UNECE Region: Integrated Life-cycle Assessment
of Electricity Sources

Bruce W. Church &Antone L. BrooksCost of fear and radiation protection actions: Washington County, Utah and Fukushima, Japan {Comparing case histories}, International Journal of Radiation Biology Volume 96, 2020 - Issue 4





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