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Patrizio Bertelli: vince chi sa mettersi in gioco

36 Coppa America, intervista al capo di Prada a 8 giorni dal Match

Responsabilità editoriale Saily.it

PARLA L'UOMO CON PIU' SFIDE NELLA STORIA DELLA COPPA - Queste barche sono una rivoluzione che arriverà anche alla vela da diporto. Ho sempre creduto che la nostra sfida sarebbe stata competitiva, si vince anche con l’umiltà, il lavoro e l’impegno. Dico no a doppioni dell'evento. La Coppa dovrebbe essere difesa nel paese detentore. Se vinciamo noi, Alinghi possibile COR. Con ETNZ amicizia storica raffreddata per poche persone. Vedrò le regate dall'Italia – LO SPECIALE COPPA AMERICA DI SAILY

 

di Fabio Colivicchi

Non va in Nuova Zelanda. Patrizio Bertelli, il moderno Mr. America’s Cup, presente in sei sfide (cinque completate) da 21 anni in Coppa America, nessuno come lui nella storia, deve rinunciare a seguire dal vivo, dal mare, vicino ai suoi ragazzi, il secondo AC Match di Luna Rossa dopo quello del 2000. Colpa del Covid e del trambusto enorme che ci fa vivere. Viaggi difficili se non impossibili, economia turbolenta, troppi rischi. Anche l’ultimo tentativo, di far andare a Auckland almeno suo figlio Lorenzo, tra i più coinvolti in famiglia nelle questioni veliche, si è infranto nella logistica: non ci sono posti nei Covid Hotel della quarantena obbligatoria per chi entra in Nuova Zelanda. Anche così si diventa e si resta Covid Free.

Per chi conosce (almeno come yachtman) Patrizio Bertelli, è quasi impossibile immaginare una finale di Coppa America senza la sua presenza forte, vivida, iconica, la criniera bianca al vento, gli occhialoni scuri, la divisa del team, gli atteggiamenti, per non arrivare alle sfuriate in sala stampa, quelle sono passate da tempo…

Lo dice anche lui, in questa nostra breve e intensa chiacchierata: ogni sfida è una storia a sé. Non serve portarsi appresso il passato ogni volta come un fardello. Bisogna saper cambiare, la filosofia è lavorare duro ed essere pronti a mettersi in gioco. Vale per la vita, nel lavoro e, tantopiù, quando si naviga su una barca a vela e ci si confronta con gli elementi naturali.

Insomma il patron fa buon viso a cattivo virus e si appresta a guardare la sua ultima Luna sfidare i soliti neozelandesi. Lui e i kiwi: in effetti sono le due presenze fisse nel grande disegno della Coppa America di questo ventennio. Non a caso proprio sul rapporto con il team defender e padrone di casa, Bertelli si è voluto soffermare in una risposta agrodolce. Su quello storico rapporto di amicizia tra il team italiano e quello neozelandese, purtroppo “raffreddato per colpa di poche persone”, anche se il nostro “rispetto e amicizia per il Paese e i suoi abitanti rimane invariato”.

Una volta avrebbe tuonato, oggi parla di rispetto e amicizie da conservare, giovani da valorizzare, principi da difendere. E’ il nuovo corso bertelliano al quale ci stiamo abituando, meno irruenza e più visione, è passato del tempo dall’epoca del progettista unico, Doug Peterson, che poteva essere messo da parte su due piedi per rifare la prua di una sua barca non troppo riuscita. Oggi c’è una squadra, una famiglia allargata, si va avanti insieme. E’ arrivato da una strada diversa, Patrizio Bertelli, ma si ritrova di nuovo dov’era 21 anni fa, marzo 2000, Luna Rossa contro Black Magic. Magari da questa prospettiva le cose andranno diversamente.

Ogni Coppa America ha le sue storie e un suo “spirito” come evento, diverso dalle altre: com’è questa 36ma Coppa, che Luna Rossa Prada Pirelli ha fortemente indirizzato con la condizione di tornare a una classe monoscafo? Quali sono gli elementi che la contraddistinguono, e quali aspetti, o persone, sono per lei delle sorprese, in positivo o in negativo?

L'elemento caratterizzante di questa Coppa America sono le imbarcazioni AC 75, una vera e propria rivoluzione nella concezione e nella progettazione navale. E' un'idea e una formula che abbiamo sviluppato congiuntamente a Team New Zealand, precorrendo i tempi e sviluppando una tendenza e un concetto sempre più attuali della vela: il foiling. Sono certo che, fra qualche anno, questi concetti e questa tecnologia potranno essere estesi sempre maggiormente ed essere alla portata della nautica da diporto, come avviene per molte anticipazioni tecnologiche che diventano più o meno rapidamente accessibili.

Le sorprese, in negativo, le abbiamo purtroppo avute da alcuni membri di Team New Zealand e degli organizzatori; un vero peccato perché quella con Team New Zealand è una relazione di amicizia che si è raffreddata a causa di poche persone... Ma il nostro rapporto di grande rispetto e autentica amicizia nei confronti del paese e dei suoi abitanti rimane invariato.

In oltre 20 anni di sfide, è cambiata la Coppa come è cambiato il mondo: c’è qualcosa della “vecchia” Coppa America che oggi non c’è più e della quale si sente la mancanza?

Tutto evolve, in tutti gli sport e nel mondo in generale; non sono un nostalgico e conservo i ricordi dei bei momenti in ciascuna delle sfide, senza volerli necessariamente replicare, adattandoli al presente. Ogni sfida è una storia a sè. Alcune abitudini si sono ripetute naturalmente e sono diventate parte integrante della vita del team, ma non ho mai cercato di imporre codici del passato.

Lei è un grande appassionato di vela: cosa le piace di questo sport e quali valori positivi puo’ trasmettere ai giovani di tutti i paesi? E la Coppa è sempre l’evento di riferimento della vela, è ancora capace di veicolare questi valori?

La vela insegna innanzi tutto l'umiltà: non puoi mai essere sicuro di essere sulla strada giusta e devi rimetterti costantemente in gioco. Non hai a che fare solo con l'avversario, ma soprattutto con la natura e lo sviluppo tecnologico.

Non ci sono certezze, ma lavoro e impegno. La Coppa è l'estremizzazione di questi valori ai più alti livelli, in tutti i campi: sportivo, progettuale, manageriale e anche marinaresco.

A dicembre 1999, ancora prima delle finali di Auckland, Luna Rossa aveva raggiunto risultati di visibilità straordinari. Avete già dei primi indicatori dei risultati della sponsorizzazione dell’evento come gruppo Prada?

Abbiamo delle prime indicazioni, tutte molto positive e nettamente superiori alle aspettative, ma per me la Coppa America non rappresenta un esercizio di marketing, bensì una vera e propria sfida sportiva. Se poi siamo bravi e vinciamo le regate, segue anche la visibilità. Di sicuro sono contento che anche grazie a Luna Rossa si parli e si veda più vela sui mezzi di informazione.

Come reagisce alle voci secondo le quali Team New Zealand starebbe cercando di “vendere” la location delle prossime Coppe?

Mah, non saprei... Penso che il legame tra il paese di chi vince la Coppa e il luogo in cui viene disputata sia importante.

Come reagisce alle voci di accordi tra Emirates Team New Zealand e Ineos? 

Penso siano liberi di fare quello che vogliono, a condizione di farlo nel rispetto delle regole e dello spirito della Coppa America, senza creare una sorta di "binomio".

E cosa c’è di vero in quelle che parlano di accordi tra Luna Rossa e Alinghi?

Qualora vincessimo la Coppa potrebbe essere il Challenger of Record.

Tutti parlano degli AC75, le barche e il concept stanno lasciando il segno, sono qualcosa di veramente rivoluzionario: crede che questa classe resterà a lungo per l’America’s Cup? E se Luna Rossa diventasse il detentore della Coppa, manterrebbe questa classe?

Certamente si.

Si aspettava Luna Rossa così competitiva?

Si.

Quali sono secondo lei i velisti più forti di questa Coppa America, e gli uomini chiave fuori dalle barche.

Sono tutti velisti e timonieri molto competitivi e di altissimo livello, così come lo sono le persone a terra. Ovviamente chi vince ha il miglior "pacchetto” team-barca.

 

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