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Jean Le Cam, tutte le verità

Il Vendée continua a terra

Responsabilità editoriale Saily.it

STREPITOSA LEZIONE DI MARE E DI VITA, DA LEGGERE COME UN LIBRO - La conferenza stampa dopo 81 giorni di Vendée è uno show, con le rivelazioni sulla barca delaminata che ha rischiato ogni giorno di aprirsi. Le sue idee su cosa dovrebbe essere questa regata, accessibile ai giovani e agli sponsor. L'inutilità dei budget folli, i rischi dei foil, le soddisfazioni per i suoi favoriti: Seguin, Dutreux, il rammarico per Isabelle Joschke... Il Vendée? "C’è questa profondità, questa sincerità. Questa bellezza qui è unica ed è estrema." IMPERDIBILE LE ROI

 

di Christophe Julliand

Yes We Cam! e il suo alter ego Jean Le Cam - o viceversa - hanno tagliato la linea del traguardo ieri sera a una certa ora, è l’ottava delle trentatré barche in partenza a raggiungere Le Sables d’Olonne. Sottraendo le 16 ore e 15 minuti di abbuono concesso dalla giuria per il salvataggio di Kevin Escoffier, Le Cam prende il quarto posto della nona edizione del Vendée Globe. 

Per vari motivi, eravamo molto impazienti di seguire l’arrivo di Jean Le Cam, indiscutibile protagonista di questa edizione. Il primo è che che quando un uomo della sua esperienza parla, beh lo si ascolta e si cerca di capire, anche se non è sempre facile anche per un madrelingua. Il secondo è  che dopo il salvataggio di Kevin Escoffier (nella notte del 30 novembre) lo skipper sessantenne era diventato sempre più discreto nelle sue comunicazioni con la Terra. Tanto che avremmo scommesso su qualche problema di energia a bordo della barca bianca la cui prua è decorata dal ritratto di JLC, un disegno di Titouan Lamazou, vincitore della primissima edizione del Vendée Globe, autore del libro non tradotto in italiano che potrebbe essere ‘’Domani, io sarò tutti morti’’ con significativo errore grammaticale, proprio come il celeberrimo “Io speriamo che me la cavo”. 
(Edit: In realtà quel libro è stato edito in Italia da Mursia e il titolo è "Domani morto io, morti tutti") 

Che ci fosse qualche problema a bordo, non siamo stati gli unici a indovinarlo. A pochi giorni dell’arrivo, verso le Azzorre, al giornalista che gli chiede come vede l’arrivo Le Cam risponde con una delle sue frasi: “L’arrivo, non lo vedo. Per ora sono in mare. Non sapete tutto.” Il mistero si infittisce. 

Ieri sera quindi dopo aver tagliato il traguardo, mentre si aspettava la marea alta per entrare in porto inaccessibile prima delle 2, durante la visio conferenza, ha poche parole, a volte confuse, che dicono in sintesi: ‘’Un Vendée Globe così non l’ho mai vissuto, sono andato in fondo, in fondo, in fondo del fondo.” Non dirà nulla di più. Ci sono cose che non si spiegano in due minuti. Dobbiamo aspettare la conferenza. 

Risalita del canale. Fumogeni. Ritroviamo il clown Jean Le Cam. Sale a bordo Anne la sua compagna, team manager di Yes We Cam, uno squadrone composto dallo skipper, da lei stessa. Barca ormeggiata al pontile. I membri della giuria salgono a bordo per verificare le piombature regolamentare. Ritrovo il primo cerchio dei fedeli: Kevin Escoffier il salvato, Vincent Riou il salvatore di Jean nel VG 2008/2009 e prima ancora durante l’edizione precedente grande rivale. Ci sono anche Bernard Stamm vincitore insieme a Jean della Barcelona Wolrd Race proprio su questa barca, F 101, aka Yes We Cam, c’è anche l’amico d’infanzia Roland Jourdain detto Bilou. Un bicchiere di vino rosso in mano, le foto di rito e via verso la tanto attesa conferenza…  

Come da tradizione, la conferenza inizia con una canzone scelta dallo skipper. Dicono tanto queste canzoni. Quella di Jean in particolare. Siccome le conferenze chiudono con lo stesso brano, chiuderemo pure noi questo pezzo cercando quale potrebbe essere il significativo. Vedrete in quel caso è abbastanza esplicito.    

IL MISTERO CHE SI E' PORTATO FINO A LES SABLES - Ho conosciuto parecchie cose difficili nella mia vita ma questa volta ho vissuto l’insostenibile. Eppure ce la fai a sostenere l’insostenibile. E’ incredibile le cose che può fare un essere umano, cose che sembrano impossibili. Essere qui oggi è un miracolo.” Pesa, cerca e finisce per trovare ogni parola, scuote la testa e va avanti. “E’ semplicemente incredibile. E poi c’è la classifica, questa - parolaccia - di classifica. A un certo punto te ne freghi totalmente della classifica. l’importante è arrivare. L’atro ieri ero ottavo, ieri sesto e ora mi ritrovo quarto. Non ha mai avuto tanta fortuna in vita mia, ma questa volta! Sono stato servito.” 

Il giornalista non ce la fa più e gli chiede: se quello che ha vissuto questa volta è più difficile dell’esperienza del 2008/2009, il naufragio a Capo Horn dopo aver perso il bulbo, incidente che ha contribuito non poco a ripensare totalmente la sicurezza nella classe IMOCA. “Sì perché, la barca scuffia e 19 ore dopo c’è Vincent Riou che è qui a recuperarti. Dura soltanto 19 ore, non dura un mese e mezzo, ogni giorno, ogni ora, ogni onda.” 

Il giornalista lo prega di raccontare. “Dopo aver sbarcato Kevin sulla nave militare Nivose, vado al compartimento di prua e lo trovo delaminato. Quando hai lo scafo che si muove e la schiuma che scricchiola pensi che la barca può rompersi da un momento all’altro e rischi di affondare. Devi trovare una soluzione. Quindi mi sono ritrovato con del carbonio fino al collo, ho tagliato una paratia, un ballast. Non avevo abbastanza resina ovviamente. All fine mi rimane un mezzo tubo di sikaflex.” Racconta poi i dettagli di aver dovuto riparare una seconda volta e di aver fatto tutto il possibile per non fare sbattere la barca sull’onda. Meno male, precisa che la zona delaminata era a dritta e che costruire barche è il suo mestiere. E conclude: “Ed eccomi qua, Hubert mi ha riportato a casa, io l’ho aiutato a farlo.”  

Alla domanda se non è stato un Vendée Globe di troppo e se ha l’intenzione di ripartire, risponde: “Non lo so. La cosa sicura è che navigare così come ho fatto senza sapere se arriverai al traguardo, non è stato per niente piacevole.”  

Alla domanda se finire quarto in classifica, il piazzamento del - parolaccia -, lo rende orgoglioso. Tira fuori un bel gran sorriso e spara: “Come no! Per vincere tre Solitaire du Figaro, piazzamenti del - parolaccia - ne devi fare parecchio. E’ per questo motivo che preferisco l’1, il 3, il 5 e poi c’è l’8 non so perché… Mi sentivo bene con l’ottavo posto addosso poi le cose sono andate diversamente. In realtà, quello che ho fatto è stato sollevare l’eventuale - parolaccia - che sarebbe potuto arrivare al posto mio. La mia generosità è senza limiti.”     

Sulla magia del Vendée Globe: “il pubblico che ti segue e viene sui moli alle 2 alle 3 di mattino, ti rendi conto? Altro che fare shopping in un centro commerciale. Senti la presenza, l’anima della gente, C’è questa profondità, questa sincerità. Questa bellezza qui è unica ed è estrema. Sono gli estremi, dal basso veramente basso, all’alto talmente alto.” Accompagna il suo discorso abbassando il braccio sinistra e alzando l’altro solo che non può andare troppo alto, spiega che si è incrinato una costola. Pausa. “Non so se mi sono spiegato.” Più avanti racconta come si è ferito due settimane fa: “Stavo facendo i miei bisogni nel secchio…” Rivolgendosi a Damien Seguin presente nella sala: “Scusa Damien ma ho la fortuna di aver due mani. Mi stavo reggendo con una mano, con l’altro tenevo il secchio. Sono scivolato. Tutto questo perché mi mancava una terza mano… Il problema è per dormire.”    

Sul perché di un tale popolarità: un altro ‘’Non lo so’’. Sulla telefonata del presidente Macron: “Mi vuole parlare, gli rispondo. Gli dico ‘ciao Manu’ ed ecco tutto. Non dimenticare però caro Manu che ‘Parlare bene fa ridere, ma fare le cose bene fa tacere. Detto questo, sia chiaro, questa telefonatanon fa parte degli estremi di cui parlavo prima.’     

Sul programma dei prossimi giorni settimana: “un altro non lo so, accompagnato da un come è bello non sapere.

Perché non ha raccontato tutto sui problemi tecnici? “Perché avrebbe per forza di cose suscitato polemiche. Le possibilità erano due: o finivo su una zattera in mezzo, oppure andavo fine in fondo. Nel primo caso si sarebbe scatenato le polemiche e ‘perché non si è fermato prima’, e bla bla bla… Quindi ho deciso di chiudere la bocca e di andare avanti.” 

PER UN VENDEE GLOBE ACCESSIBILE AI GIOVANI - Arriva poi alla parte più interessante del suo discorso. Una giornalista nota "hai dimostrato che con una barca come la sua ha potuto giocare la partita con i migliori", e gli chiede se ha l’intenzione di fare da mentore e di accompagnare qualche giovane per una futura campagna VG. Questa la sua risposta: “Tra Benjamin Dutreux (Omia/water Family), Damien Seguin (Groupe Apicil) e noi abbiamo dato fiducia dimostrando che il Vendée Globe è ancora accessibile. Perché oggi è diventato un casino totale, diventa inaccessibile quando parli di barche a 6/7 milioni di euro a un ragazzo di 25 anni… O vinci il casting di una multinazionale e puoi partecipare, oppure rimani a terra. Voglio sperare che questa edizione del Vendée Globe spingerà gli organizzatori a osservare il futuro con uno sguardo diverso. Penso che è essenziale tornare alle basi del Vendée Globe che erano l’accessibilità alle piccole e medie imprese come sponsor e l’accessibilità ai giovani. Questi sono valori veri. Detto questo, come sempre ‘dire bene fa ridere, fare le cose bene fa tacere.’ Spero proprio che faremo le cose bene."

Un giornalista - si tratta di Philippe Elies del quotidiano Le Telegramme diffuso in Bretagna, giornale dove la vela è raccontata quotidianamente appunto, torna sulla questione dei foiler. Ricordando la sua presa di posizione brutale alla Le Cam (‘’mandiamo delle Formula 1 a fare la Parigi Dakar”), fa notare che i primi classificati sono foiler e chiede se rimane sulla sua posizione. “Ti rendi conto che i primi non mi hanno dato più di 24 ore, a me con una barca del 2007? A un certo punto, bisogna farsi delle domande. I due budget più grandi: Charal out in partenza poi Hugo Boss. Due team con budget che fanno paura agli anziani, figuriamoci ai giovani. Non lo so. Kevin che rompe la sua barca in due, con l’’inversione negativa del foil può capitare" (Ndr qua si parla del fatto fisico che piantando la prua nell’acqua, l’assetto longitudinale della barca modifica l’inclinazione dell’appendice e fa sì che invece di sollevare la barca la si fa sprofondare).

"Per forza di cose, un foil che non va veloce non è molto pericoloso. Hai guardato le velocità? Raramente sono andati a più di 20 nodi, noi facciamo 19,5. Si parlava di 28-30 nodi, questa è la realtà. Sono numeri, percentuali. Il problema poi non è foiler o non foiler, questo chi se ne frega. Sono i valori essenziali che bisogna difendere, e cioè l’accessibilità, fare cose ragionevoli, dare speranze ai giovani. Questi sono i valori. Poi i dettagli, i pezzi di carbonio che importa! Ci si adatta. Qui siamo arrivati a una roba da pazzi, le barche vanno a trenta nodi tra Belle Ile e Quiberon ma nel Sud…" Si rivolge di nuovo a Damien e ricorda una conversazione al VHF quando stavano battagliando con Boris: "sono quattro giorni che navighiamo insieme, Damien con la sua barca a derive andava più poggiato, Boris col foiler più orzato e infine dei conti si equivalgono E si è visto dopo 80 giorni…"

Elies incalza e ricorda alcuni momenti del percorso di Le Cam: “Ok Jean, dici così però a un’epoca hai avuto un trimarano ORMA tra i più costosi, poi un IMOCA che costava parecchio. Hai fatto parte anche tu di questo movimento. Cosa si deve fare per ridurre l’inflazione dei budget?” Le Cam: "infatti la classe Orma è morta… E la classe Figaro avrebbe avuto lo stesso destino se non fossimo passati al monotipo. A un certo punto bisogna ripensare le cose. Non ho le soluzioni, un cosa è certa: nel momento attuale, in questo periodo, non siamo ragionevoli. Forse mi sbaglio, ma è la mia impressione. Stiamo esagerando, terzo paio di foil V1, V2, V3. Quanto costa il paio? 500k. Ok. E’ il prezzo della mia barca. I ragazzi nei tempi tecnici non ce la fanno più. Escono, navigano, rompono e si ricomincia.” Ironizza poi imitando una signorina che fa shopping in qualche boutique chic: “V1, V2 e V3, ah no, mi piaceva di più la prima versione. Bene mi cambierete il paio di foil per favore. Non credo che sia questa la cosa da fare. No. Non ho una soluzione ma mettendo tutto sul tavolo, insieme troveremo soluzioni per il futuro. Torniamo a come vedevamo le cose tre mesi fa e vediamo come sono realmente ora."

Un giornalista gli chiede poi se l’età è un fattore limitativo fisicamente? "No, non è un limite. Il fattore fisico su un Vendée Globe cos’è? Girerai la manovella un po’ meno veloce, magari però sai cosa stai facendo ed è meglio che girala troppo veloce. No, non è limitante."

Sulle rivelazioni di questo Vendée Globe. Vien chiesto a Le Cam che ha reso un sentito omaggio a Isabelle Joschke, quali sono le altre rivelazioni di questo Vendée Globe secondo te?  “C’è Benjamin Dutreux (Omia/Water Family) poi ovviamente c’è Damien… E in tutto ciò abbiamo il vecchio rincoglionito, l’handicappato e il segaiolo in mezzo a skipper griffati e con i milioni in tasca. Peccato ci poteva essere Isabelle la femminuccia nel gruppo…”

Un giornalista interpella Damien Seguin che non la manda a dire: “Jean, se fai il ruolo del vecchio rincoglionito, ci sto a fare l’handicappato. Questo Vendée Globe è stato eccezionale. Voglio approfittare del momento per ringraziarti, se sono qui oggi e grazie a te. E questo non ha prezzo. Ti potrei ringraziare tutti i giorni non verrà mai quello che mi hai dato. Questi tre anni passati con te a preparare la regata. Quando si è concretizzato il mio progetto Vendée Globe, sognavo anche io i milioni e i foil. Hai saputo farmi guardare l’essenziale. E l’essenziale è una barca che galleggia e che arriva al traguardo, Ci siamo e siamo qui per festeggiare.”

Anouk Corge del quotidiano L’Equipe chiede cosa gli è piaciuto della regata di Benjamin Dutreux: “Ha recuperato una barca della generazione 2007/2008, uno dei migliori Farr, con la carema più stretta. E’ forte nelle opzioni, nella velocità, sa andare veloce nella direzione giusta. Intelligente nella sua strategia. E’ uno forte, nessun dubbio. E ti posso dire che siamo stati vicini vicini per un bel po’ tutta discesa dell’Atlantico e anche oltre. Abbiamo vissuto una bella storia insieme”.

Sulla vittoria di Bestaven con foil e budget ragionevole. “Sono molto felice. Ha fatto una super regata. Nel Sud ha portato a spasso tutti quanti, come se fosse stato a casa sua. Non ce n’era per nessuno. Gli altri non esistevano. Poi ha avuto i suoi problemi, sembrava aver la regata in tasca. E’ meritato, bella storia anche questa.” L’ultima domanda è di Jean Louis Le Touzet, giornalista per Le Monde e riguarda la regata di Louis Burton. La risposta è un elogio: "ha animato il Vendée Globe alla grande, si è lasciato con grande carattere." Quindi Jean mette la sua corona in testa. 

Prima di concludere viene diffuso questo bellissimo video girato dei ragazzi di una scuola. 

Ripartono poi le note della canzone scelto da Jean Le Cam “Je veux” di Zaz le cui parole in italiano farebbero: ”Datemi una suite al Ritz non ne voglio, gioielli di Chanel che ne farei, datemi una limousine, che ne farei, un castello a Neuchatel non fa per me... Papala-papapala... Eccola qui.

Monsieur Jean Le Cam può rimettere la sua corona in testa e la festa iniziare.  

Responsabilità editoriale di Saily.it