(ANSA) - ROMA, 14 DIC - Il consumo di beni e servizi nell'Ue
porta a conseguenze ambientali e sociali negative all'estero. Lo
rivela il 3/o Rapporto sullo Sviluppo Sostenibile in Europa
2021, redatto da Sustainable Development Solutions Network
(SDSN), SDSN Europe e Institute for European Environmental
Policy (IEEP).
Mentre le emissioni domestiche di CO2 sono diminuite da molti
anni nell'Ue, le emissioni di CO2 emesse all'estero per
soddisfare il consumo dell'Unione (le cosiddette emissioni di
CO2 importate) sono aumentate nel 2018 ad un ritmo più rapido
del Pil. Attraverso le importazioni, ad esempio di cemento e
acciaio, l'Europa genera emissioni di CO2 in altre parti del
mondo, tra cui Africa, Asia-Pacifico e America Latina.
La tolleranza verso standard di lavoro scadenti nelle catene
di approvvigionamento internazionali può danneggiare i poveri,
in particolare le donne, in molti paesi in via di sviluppo. Ogni
anno nel mondo le importazioni di prodotti tessili nell'Ue sono
legate a 375 incidenti mortali sul lavoro (e a 21.000 incidenti
non mortali).
Secondo il rapporto, "la proposta di un meccanismo di
adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), di altri
meccanismi di adeguamento e di 'clausole specchio', e il nuovo
regolamento sulla Due Diligence possono aiutare ad affrontare e
a monitorare le rilocalizzazioni delle emissioni di carbonio e
gli altri impatti negativi".
Tuttavia, aggiunge il rapporto, "per evitare la trappola
'protezionista', questi meccanismi dovrebbero essere
accompagnati da una maggiore cooperazione tecnica e da un
maggiore supporto finanziario per accelerare i progressi verso
gli Sdg (Sustainable Development Goals, gli obiettivi di
sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu, n.d.r.) nei
paesi produttori". (ANSA).