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La parola della settimana è 'Meraviglioso' (di Massimo Sebastiani)

La parola della settimana è 'Meraviglioso' (di Massimo Sebastiani)

11 febbraio 2022, 18:27

Redazione ANSA

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Parola della settimana: MERAVIGLIOSO - RIPRODUZIONE RISERVATA

Parola della settimana: MERAVIGLIOSO - RIPRODUZIONE RISERVATA
Parola della settimana: MERAVIGLIOSO - RIPRODUZIONE RISERVATA

La parola 'meraviglioso' deve sembrarci veramente meravigliosa: è questo il motivo per cui la usiamo così tanto, in qualche caso perfino ripetendola spesso a breve distanza, da una frase all'altra, come ha fatto per esempio Amadeus a Sanremo più volte e in particolare nell’ultima serata del Festival. Ma Amadeus non è certo l’unico: 'meraviglioso' è un aggettivo passepartout. Un film meraviglioso, uno spettacolo meraviglioso, un’alba o un tramonto meravigliosi, una vita meravigliosa. Un aggettivo che ci sembra particolarmente forte e, per così dire, più intenso del semplice e più spoglio 'bello' o anche del suo superlativo, 'bellissimo'. Ma perché? Cosa contiene questa parola che ce la fa preferire? Da dove arriva?

 Ascolta "La parola della settimana: meraviglioso (di Massimo Sebastiani)" su Spreaker.

L’aggettivo deriva dal sostantivo meraviglia, che ha un’origine latina: mirabilia, ovvero 'cose straordinarie, sorprendenti'. È un neutro plurale (le cose straordinarie, appunto) che è stato trasformato in femminile molti secoli più tardi partendo dall’aggettivo mirabilis, che a sua volta discende dal verbo mirare, cioè stupirsi. È l’obiettivo, molto contestato e molto controverso, del poeta almeno secondo il massimo esponente del barocco letterario, Giambattista Marino, di cui si cita sempre il celebre adagio ‘è del poeta il fin la meraviglia’.

Dunque ciò che è meraviglioso è ciò che stupisce, quello che non ci aspettiamo e che ci si para di fronte. Può essere un essere umano evidentemente speciale, come la Beatrice di Dante, che apre e chiude, legata a queste parole, meraviglia e mirabile, la Vita Nova, dove la donna che accompagnerà Dante in Paradiso viene definita 'visione mirabile'. Oppure può essere una capacità che non ci sembra di rintracciare in altri, come quando un calciatore, per esempio Alexis Sanchez, viene definito, ai suoi esordi, 'El nino maravilla', cioè il ragazzo delle meraviglie. O ancora, la semplicità di una vita che avevamo dato per scontata, e di cui magari ci eravamo anche lamentati, quando improvvisamente la ritroviamo, come in 'La vita è meravigliosa' di Frank Capra. E' per questo che il guru di turno, in questo caso il giamaicano Moojii può dire che 'l’io è un punto meraviglioso da cui iniziare' e tuttavia 'la parola meraviglioso non basta a definire ciò che sei'.

Questa idea di meraviglia è legata allo stupore per ciò che siamo o per ciò che abbiamo intorno o per qualcosa che ci viene rivelato, come nella religione cristiana. 'In principio era il logos – recita infatti il celebre incipit del Vangelo di Giovanni – e il logos era presso Dio e il logos era Dio': qui l’espressione logos, che come abbiamo visto nelle puntate dedicate alla parola Ragione ha tra i suoi significati proprio il termine 'parola' ci dice che il principio di tutto sta nella parola di Dio, quella con cui si è rivelato agli uomini. La meraviglia, dunque, arriva dopo: quando guardiamo il creato, che sappiamo essere opera di Dio, e ci stupiamo: esattamente come fa San Francesco, il quale infatti loda il signore per la bellezza e la bontà di tutte le cose.

Ma c’è un’altra meraviglia, quella che precede – anche da un punto di vista storico – tutto questo: è il thaumazein, il meravigliarsi della filosofia greca che non si ferma al mirari e all’ammirazione ma chiede 'perché'. Chiede di capire da dove arrivi tutto questo, come si sia formato, in quale momento e in quale contesto, dal più piccolo filo d’erba alla stella più gigantesca. Prima Socrate ('la meraviglia è un sentimento assolutamente tipico del filosofo'), poi Platone, che quelle parole aveva fatto dire a Socrate, e infine Aristotele non hanno dubbi: tutti gli uomini (Aristotele usa l’espressione Oi Antròpoi, cioè uomini e donne, Greci e barbari) 'tendono al sapere' e cominciano a cercare questo sapere dià to thaumazein, cioè a causa o in conseguenza della meraviglia. Che dunque è solo il primo passo.

'La meraviglia – ha spiegato Enrico Berti, storico della filosofia antica, in un libro intitolato 'In principio era la meraviglia' -, 'è essenzialmente domanda di una spiegazione, di una ragione’. È una condizione di partenza che dovrebbe in realtà essere superata dalla conoscenza ma che ne è alla base: molti secoli dopo Albert Einstein dirà che 'chi non è più capace di fermarsi a considerare con meraviglia e venerazione è come morto: i suoi occhi sono chiusi’'. Ma la Grecia antica, come cultura e come lingua, ci riserva delle sorprese. Dietro alla meraviglia, ha spiegato uno dei maggiori filosofi italiani del dopoguerra, Emanuele Severino, c’è certamente il thauma, che però non possiamo limitarci a tradurre e a sentire solo come rassicurante meraviglia. Thauma è quel sentimento di terrore, di paura profonda che ci scuote di fronte alla grandezza del dolore e della morte.
E’ più probabile dunque che Amadeus, nel pronunciare ripetutamente la parola meraviglioso, pensasse piuttosto ad una canzone che, pur non essendo passata per Sanremo, ha fatto la storia della musica italiana. Tanto da essere stata riproposta di recente in uno dei pochi casi in cui si può dire che una cover è degna dell’originale: 'Meraviglioso' di Domenico Modugno, rifatta dai Negramaro.

 

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