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La parola della settimana è RAGIONE (di Massimo Sebastiani)

Redazione ANSA

C’è un’età, un periodo della vita, in cui la ragione è poco apprezzata. Anzi, per dirla tutta, ci sta parecchio antipatica: suona come qualcosa di noioso, di stantìo, molto legata al cosiddetto buon senso, qualcosa che ci frena quando invece vorremo osare, rischiare, gettare il cuore oltre l’ostacolo, come spesso si dice. E’ normale: i neurobiologi ci hanno spiegato – e ne abbiamo parlato in questa rubrica nella parola Adolescente – che in quegli anni la corteccia prefrontale, quella che ci fa ‘ragionare’, che ci fa essere cauti, che ci tiene lontano dai guai perché capisce e valuta rischi e pericoli, deve ancora formarsi e crescere. Nel film svedese ‘Una soluzione razionale’, di fronte ad un canovaccio non nuovo - lui sta con lei ma perde la testa per la moglie del suo miglior amico - il protagonista fa appello ad una ‘soluzione razionale’, perché, dice, siamo adulti e, spera sempre lui, anche aperti al dialogo. Proprio come i politici che devo prendere decisioni importanti come quella di eleggere un presidente della Repubblica. Sarà per questo che nei giorni immediatamente precedenti l’inizio delle votazioni, quando ci sono i primi contatti e cronisti e analisti si avventurano in ipotesi, espressioni come ‘razionale’ e ‘ragionevole’ sono state tanto richiamate.


   

In particolare per ragionare, appunto, sulla forza e l’opportunità dell’ipotesi che Mario Draghi salisse al Quirinale. Il Financial Times, che gli attribuisce una ‘statura pubblica senza pari’ ha parlato di “approccio razionale e senza fronzoli alle sfide politiche che l’Italia ha di fronte”. Mentre Le Monde si è chiesto, retoricamente, se sia ragionevole “mettere fine all'esperienza di governo" di Mario Draghi in Italia "a rischio di provocare elezioni anticipate, mentre la pandemia non e' finita e le tensioni in Ucraina fanno temere un nuovo periodo di turbolenze in Europa”. E la risposta è stata ovviamente: “Nulla è meno sicuro”.

E l’espressione ragionevole è stata usata, tra gli altri, da Sabino Cassese, altro potenziale candidato al Colle, per dire, nel bel mezzo di uno stallo dei partiti che faceva temere il peggio, che esiste ‘la ragionevole speranza che esca fuori un bel nome’. Senza contare che, a proposito di un’altra e ben più grave questione che riguarda il mondo intero e ha sconvolto le nostre vite da due anni, la pandemia da Sars Cov2, Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, ha sottolineato l’importanza di vivere “serenamente ma con razionalità”.

Razionale e ragionevole derivano entrambi da ragione, pur avendo coloriture e, alla fine, significati molto diversi (nel primo non c’è alcun riflesso morale, nel secondo sì, anche se, come è stato detto ‘i guerrafondai sono irragionevoli ma talvolta razionali mentre i sognatori sono irrazionali ma tendenzialmente ragionevoli). Ma da dove arriva la parola ragione e che storia ha? È una storia lunga, tortuosa e avventurosa, disseminata di pericoli ed esaltazioni, sostenuta da alfieri entusiasti, gli illuministi francesi per esempio, e minacciata talvolta da ambigui nemici (tra i quali un illustre scienziato come Richard Dawkins, biologo, annovera ovviamente parapsicologi, sostenitori delle medicine cosiddette alternative e astrologi). Per qualcuno non è semplicemente una storia, in realtà, ma proprio “la” storia, la nostra storia, quella che definisce il pensiero e la natura dell’Occidente. Una storia che è fiorita, addirittura esplosa e per questo ha generato più significati e usi di varie espressioni confinanti: ragionevole e ragionevolezza, tra gli altri.
   

All’inizio, come spesso accade c’è il latino, in questo caso Cicerone. Ma come sappiamo, altrettanto spesso, questo inizio non è un vero inizio. Prima ci sono i Greci. Ratio, infatti, è la parola che viene usata da Cicerone per tradurre il greco logos. Il che complica un poco le cose, perché logos ha almeno tre significati per quello che possiamo sapere e capire da frammenti e testi che sono arrivati fino a noi: ordine, discorso, calcolo. E nemmeno questi tra esauriscono la complessa fioritura di quella parola che ha assunto anche i significati di stima, misura, causa, spiegazione, scelta o raccolta (più direttamente derivanti dal verbo leghein che significa scegliere, enumerare, raccontare). Insomma un percorso così lungo e affascinante sul quale dovremo inevitabilmente tornare la prossima volta. Intanto concludiamo da dove abbiamo cominciato: l’apparente opposizione tra la ragione e il cuore, la razionalità e l’amore, in questo caso cantata da Max Gazzè


 

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