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La parola della settimana è 'emergenza' (di Massimo Sebastiani)

La parola della settimana è 'emergenza' (di Massimo Sebastiani)

29 luglio 2020, 10:06

Redazione ANSA

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Emergenza - RIPRODUZIONE RISERVATA

Emergenza - RIPRODUZIONE RISERVATA
Emergenza - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Una terribile emergenza che, dopo tanti anni di routine, è stata uno shock"’: a parlare così è stato uno che di emergenze se ne intende. ’Chesley Sullenberger, detto semplicemente Sully, cui Clint Eastwood ha dedicato nel 2016 il film omonimo. È la storia dell’incredibile ammaraggio di un aereo, di cui Sully era il comandante, nel fiume Hudson a New York nel gennaio del 2009. I 155 passeggeri risultarono tutti illesi e molti parlarono di Miracolo sull’Hudson ma l’ente aeronautico e l’assicurazione decisero di mettere sotto accusa il comandante per non aver seguito i protocolli sostenendo che, pur con i motori fuori uso a causa dell’impatto con uno stormo di uccelli, avrebbe potuto tentare l’atterraggio in un aeroporto vicino. Insomma, la Federal Aviation Administration non sembrò credere all’idea della situazione di emergenza. Alla fine, per la cronaca, la spuntò l’eroe mite (che per questo piace tanto a Clint) Chesley Sullenberger.

Ascolta "La parola della settimana: emergenza (di Massimo Sebastiani)" su Spreaker.  

Parlando di emergenza, contrapposta alla tranquilla routine dei suoi tanti voli, Sully fece implicitamente riferimenti ad almeno due dei significati possibili di questa parola che, con l’espressione stato di emergenza, da prolungare o da interrompere, è tornata al centro del dibattito. L’emergenza intesa come rischio e pericolo e l’emergenza come fatto eccezionale, non routinario, non normale. In realtà ce ne è un terzo, che è poi quello legato all’origine della parola, che ha una singolare connessione, fra l’altro, proprio col tema dell’avventuroso e felice ammaraggio di Sully. Il latino emergere, infatti, da cui il participio passato emersus, è formato da e-, fuori, e mergere, tuffare e quindi significa venire fuori dall’acqua. Poi venire a galla, sorgere, innalzarsi, segnalarsi, risaltare.Qualcosa che ci si para di fronte all’improvviso e, solo per estensione, anche una condizione di elevato rischio, una situazione negativa improvvisa.

È così che la parola emergenza viene usata in medicina o in politica e nello studio del sociale. O in psicologia: la gestione dell’emergenza è una branca della psicologia ed è stato scritto a questo proposito che il genere cinematografico noto come catastrofico, di cui ci siamo già occupati per la parola catastrofe, fornisce alle persone in difficoltà alcune rappresentazioni e strumenti simbolici che sono utili per codificare eventi eccezionali per far fronte e condividere le emozioni suscitate da loro. Insomma, come è stato già detto, è una di quelle parole, come per esempio anche crisi, in cui il significato negativo ha schiacciato tutti gli altri: emergenza terremoto, emergenza migranti, emergenza climatica emergenza Covid. Ma gli altri comunque esistono e, per fortuna, resistono.

Lo storico Yuval Noah Harari, per esempio, che abbiamo già citato in questi podcast, parla di "emergenza dell’Intelligenza artificiale" per spiegare come l’emersione di soluzioni innovative e sostanzialmente infallibili, che si realizzano grazie allo sviluppo dell’IA, possa sommergere, per converso, una quantità di lavori ripetitivi e non qualificati condannando i lavoratori all’irrilevanza. Come si vede, è difficile distinguere e decidere, tra l’emersione positiva e quella catastrofica: dipende sempre dal punto di vista da cui la si guarda. Per molti abitanti del Bangladesh o di Bangalore, che lavorano ai call center di aziende occidentali o producono camicie per clienti negli Stati Uniti è un disastro, per le stesse aziende (di camicie e sviluppo dell’Intelligenza Artificiale) ma anche per i clienti, può invece essere una soluzione che migliora la qualità ed è a buon mercato.

D’altra parte l’emersione prepotente è un’onda (tanto per citare la parola della scorsa settimana) che è difficile fermare: un cantante emergente, un artista emergente, uno scrittore emergente, una tendenza emergente, è tale perché ha la forza e le caratteristiche per affermarsi. Sta poi a lui a lei o a loro capire come restare su questa cresta nel ciclo ondulatorio della vita, delle culture e delle società. Va sempre tenuto a mente il celebre monito di Arbasino: la rapidità del passaggio da giovane promessa, che potremmo anche tradurre con giovane emergente, a venerato maestro e solito stronzo.

Per non parlare del concetto di emergenza nella filosofia di Jacques Derrida, un altro dei nostri compagni di viaggio in queste parole, che è qualcosa che in realtà c’è già sempre ma di cui non ci accorgiamo se non cambiando, per dirla in modo semplice, prospettiva. 

E poi c’è l’emergenza che raccoglie tutti questi significati, che è dolce anche se minacciosa, ed è L’emergenza d’amore stata cantata da una delle nostre interpreti piùinternazionali, Laura Pausini.

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