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A Giffoni il docufilm sul dottore anti Covid

In anteprima al Film Festival la storia di Paolo Ascierto

Salerno ANSAcom

È una storia che ha già fatto il giro del mondo. E che adesso sarà raccontata in un docufilm dedicato a Paolo Ascierto, l'oncologo e ricercatore che ha avuto un ruolo importante nella lotta al coronavirus. Diretto da Romano Montesarchio e prodotto da Gaetano Di Vaio per Bronx Film Production, "1+1=3" è stato proiettato in anteprima alla 50esima edizione del Giffoni Film Festival. Il docufilm racconta l'uomo e il professionista Ascierto e il suo lavoro portato avanti durante la pandemia. A Giffoni, il medico campano ha partecipato anche a una masterclass con giurati di età fra i 15 e i 24 anni, rispondendo alle curiosità dei giovani, spiegando i pericoli invisibili dell'emergenza sanitaria e le necessarie regole di sicurezza per la difesa collettiva.
"Questo mio ritratto - ha detto Ascierto - rappresenta un viaggio sorprendente nella mia stessa esistenza. Mi fa sentire frastornato ma allo stesso tempo sono sicurissimo che illuminerà quanto di buono e intenso abbia fatto la comunità scientifica in questi terribili mesi della pandemia da Covid-19. Niente è finito. Tutti siamo ancora super concentrati. Ci tengo a ribadire che il docufilm di Montesarchio non esalterà nessun primato di questo presidio ospedaliero su quello. Il racconto porta a galla quanto lavoro, entusiasmo e volontà abbiamo investito da marzo in qua, e quanto ancora faremo, per salvare vite umane. Vite famose e vite cosiddetti marginali. Per noi sono tutte uguali. Se la pandemia ci ha insegnato un valore è ancora una volta la costanza con cui bisogna vivere il nostro mestiere. Inseguendo idee".
Il regista ha poi raccontato come è nata l'idea di realizzare il docufilm. "Durante il lockdown, con Gaetano Di Vaio, che è coautore della sceneggiatura, ci siamo più volte sentiti e confrontati sentendo l'esigenza di dover raccontare un periodo così unico. Da subito ci aveva rapito la vicenda di questo medico-oncologo partenopeo, Ascierto, che stava salvando molte vite nel momento più triste e disperante per tanti di noi, costretti solo a subire gli aggiornamenti dai notiziari tv. La sua era una cura nata da tutt'altre esigenze scientifiche. Così grazie alla disponibilità dell'Istituto tumori Pascale di Napoli abbiamo cominciato a raccontare questo medico straordinario. La storia ci ha dato la possibilità di raccontare dall'interno la pandemia. Le molte storie dei guariti, grazie alla sua intuizione, offrono l'opportunità di illuminare la vita più che la morte".

In collaborazione con:
Giffoni Film Festival

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