(ANSAMed) - BEIRUT, 17 GIU - E' sciopero generale in tutto il
Libano, da quasi due anni travolto dalla peggiore crisi
finanziaria degli ultimi 30 anni e con una soglia di povertà che
ormai ha superato più del 50% della popolazione secondo l'Onu.
Si tratta del secondo sciopero generale in meno di un mese e a
cui hanno aderito oggi numerose sigle sindacali.
Dal mattino sono state bloccate diverse strade a Beirut,
Tripoli, Sidone e nella valle della Bekaa, tutti epicentri delle
periodiche proteste popolari in corso dal 2019 contro la
corruzione e il carovita.
Allo sciopero questa volta hanno anche detto di aderire
alcuni partiti al potere, ma la loro partecipazione è stata
bollata come "strumentale" dai sindacati che si sono
retoricamente chiesti: "I partiti hanno deciso di protestare
contro se stessi?".
I lavoratori incrociano le braccia per protestare contro il
deterioramento delle condizioni sociali ed economiche all'ombra
di una crisi che si è palesata nell'autunno di due anni fa, ben
prima dell'avvento del Covid, ma che è stata aggravata dalle
ripercussioni locali e globali della pandemia.
Il Libano vive in una situazione di graduale aumento della
tensione sociale e politica, mentre scarseggiano sempre più
beni essenziali come elettricità , benzina, medicinali e acqua
potabile. Il sistema bancario ha dichiarato fallimento e il
governo ha annunciato formalmente il default finanziario nel
marzo del 2020.
La lira locale, per lunghi anni ancorata al dollaro
statunitense a un cambio fisso fittizio, ha perso in 18 mesi il
90% del suo valore. E nei giorni scorsi ha registrato un
ulteriore crollo: un dollaro, che prima della crisi veniva
scambiato con 1.500 lire, ora costa più di 15mila lire.
(ANSAMed).
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