L'Onu ha rinunciato alla nomina,
annunciata nei giorni scorsi, di Matt Hancock, ex ministro della
Sanità nel governo britannico di Boris Johnson, a rappresentante
speciale (non pagato) per la ricostruzione post Covid in Africa.
Lo ha reso noto lo stesso Hancock in un comunicato, precisando
essersi sentito "onorato" per l'offerta ricevuta e attribuendo
il ripensamento solo a un regola "tecnica" di Palazzo di Vetro,
che impedisce di assegnare questo tipo di ruoli a parlamentari
in servizio: posizione a cui Hancock non intende rinunciare e
che a quanto pare il segretariato generale non sapeva egli
ricoprisse ancora.
La sua designazione non aveva mancato di suscitare polemiche
nel Regno Unito, tenuto conto che l'ex ministro - figura chiave
nella gestione della pandemia fino ad allora - si era dovuto
dimettere 4 mesi fa dopo essere stato sorpreso in un video a
baciare fuori dal dicastero la sua presunta amante, in
violazione delle restrizioni Covid sul distanziamento allora in
vigore.
L'indicazione di Hancock era stata avanzata dalla camerunense
Vera Songwe, vicesegretaria generale dell'Onu, che - a dispetto
delle conclusioni molto critiche di un rapporto parlamentare
recente britannico sulla strategia iniziale adottata dal governo
Johnson nella prima fase dell'emergenza Covid - aveva definito
complessivamente "un successo" la battaglia pandemica condotta
dalle autorità di Londra e quella per l'avvio anticipato della
campagna dei vaccini.
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