Le startup italiane considerano
l'impatto sociale come parte della propria mission. Emerge
dall'indagine Italiacamp, impact organization italiana, su 302
startup italiane appartenenti a diversi settori, rispetto agli
investimenti di impatto, cioè quegli investimenti che offrono
l'opportunità di raggiungere contemporaneamente risultati
sociali e ambientali, ottenendo anche ritorni dal punto di vista
finanziario.
L'82% della totalità delle startup intervistate sono
regolarmente iscritte alla speciale sezione del Registro delle
Imprese dedicata alle startup innovative. Solo il 10% del totale
sviluppa attività per definizione sociali, mentre il 90%
appartiene a settori eterogenei, che vanno dall'intelligenza
artificiale alla smart mobility. Quanto a impatto sociale,
emerge dallo studio, una startup su due è printa. Secondo
l'indagine infatti, considerando il campione delle startup che
non appartengono a settori sociali, quindi circa il 90% del
totale intervistato, ne emerge che il 95% ha dichiarato di avere
una buona consapevolezza delle questioni di impatto sociale,
mentre il 40% ha considerato l'impatto intenzionalmente nelle
loro mission e il 30% ha dichiarato di avere avuto a che fare
con l'impatto indirettamente. Le aree di impatto in cui le
startup hanno ritenuto di aver generato la maggior parte dei
loro effetti sono: innovazione, salute e benessere, ambiente e
sostenibilità.
Lo studio, "Understanding the demand for impact investments:
insights from the italian market", è parte del "Global Handbook
of Impact Investing" e si basa sull'indagine svolta da
Italiacamp e dall'Università Magna Graecia di Catanzaro su una
platea di oltre 300 startup con un piccolo numero di dipendenti
e un ricavo medio annuo, per la maggior parte di esse, inferiore
a 500.000 euro.
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