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Responsabilità editoriale di Advisor
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L'educazione finanziaria in Italia è in ritardo, ma ha il carburante per accelerare: l'interesse dei cittadini nei confronti di investimenti e risparmio. Si tratta, però, di un carburante che va sfruttato, utilizzando i canali giusti (a partire dai social network) e promuovendo un approccio basato su concretezza e ascolto. È quanto emerso dalla ricerca “Educazione finanziaria: il contributo al rilancio del Paese”, promossa da Pictet Asset Management e condotta da FINER Finance Explorer.
Quali sono i dati più salienti dello studio? I primi a riconoscere le proprie carenze in ambito economico-finanziario sono gli stessi cittadini. Solo l'11% afferma di avere un livello di conoscenza professionale e il 20% “avanzato”. Il 33% lo definisce discreto e il 5% basso. In mezzo, però, c'è un 31% che riconosce un livello scadente ma esprime la volontà di migliorarlo.
E chi manifesta un interesse per tali tematiche nell'approfondimento si blocca di fronte alla complessità della materia. È così per il 55% degli intervistati che sottolinea di essere frenato dalla complessità della materia e dalla difficoltà di comprenderla. Ma c'è altro: è molto significativa (22%) la quota di chi non riesce a trovare contenuti o referenti adeguati sui media che frequenta abitualmente. Sembra quindi esserci la percezione di una carenza di contenuti efficaci sia per chi ha già una corposa esperienza d'investimento sia per chi intende approcciarsi per la prima volta ai temi finanziari.
Come rispondere quindi a tale sfida? Adeguare contenuti e linguaggi potrebbe sembrare la soluzione più ovvia.
PER UN APPROFONDIMENTO SUL TEMA LEGGI IL CONTRIBUTO DI PICTET
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