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L'affascinante giallo anomalo di Benet

ANSA/Libro del giorno

L'affascinante giallo anomalo di Benet

Torna scrittore spagnolo che Javier Marìas considera suo maestro

ROMA, 05 maggio 2021, 10:06

Redazione ANSA

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Paolo Petroni JUAN BENET, ''L'ARIA DI UN CRIMINE'' (EINAUDI, pp. 206 19,00 euro - Traduzione di Jaime Riera Rehren) - Romanziere, pittore e ingegnere, Juan Benet (Madrid 1927 - 1993), che sempre si dedicò con passione al suo lavoro, si definiva con ironica civetteria ''scrittore della domenica'' che aveva esordito a 40 anni, dedito anche alla saggistica e, occasionalmente, al teatro, mentre coi pennelli dipingeva navi e marine, come ci dice subito Elide Pittarello nella sua esaustiva presentazione a questo giallo fine e anomalo, in cui ''una mattina di bronzo nella piazza di Bocentellas comparve un cadavere di un uomo'' con un cappello di paglia e seduto a terra con la schiena appoggiata alla fontana, come ci è detto sin dalla prima riga, e che ha tutta l'aria di un crimine.
    Personaggio quindi vivace e colto, Benet ha una scrittura concreta, densa e ardua appunto come un progetto di costruzione, ma libera nell'invenzione e struttura del racconto che si apre a momenti di vertigine che risucchiano, coinvolgono il lettore. E proprio per queste sue caratteristiche originali diviene presto considerato un maestro e preso a modello da alcuni giovani con la passione della letteratura. Tra questi ce ne è uno, e lo si riconosce anche dalla sua scrittura in cui sono echi precisi del suo amato autore, che diverrà famosissimo e che lo stesso Benet aiuterà a trovare un editore per farlo esordire ventenne, dopo averlo incontrato in un locale dove questi, Javier Marias, si esibisce come acrobata per tirare su qualche soldo.
    Un autore di culto quindi ma non popolare (da noi sono usciti 'Nella penombra' da Adelphi e 'Ritornerai a Region' da Amos, più vecchi titoli da Guida) che conquisterà chi ama letture intense che ripagano dell'attenzione e seducono con lo stile e l'invenzione di un luogo, come la contea di Yoknapatawpha di Faulkner (che Benet considerava il suo maestro) o la città di Macondo di Garcia Marquez. Si tratta di Region, in cui si svolge anche questo romanzo, che prende a modello una zona nordoccidentale delle montagne di Leon (dove l'autore visse anni, costruendo la diga del Porma), descritta come terra arcaica e rurale, impervia e ostile, in cui l'acqua che esce dalle quattro canne della fontana non ha meno importanza di qualsiasi altra cosa possa accadere.
    ''Per due giorni si parlò del morto, ma dopo una settimana, fosse per il carattere ufficiale e legale che assunse l'esumazione. Fu una volontaria congiura del silenzio, o piuttosto una imposizione che veniva dall'alto, là dove nessuno sapeva o voleva dire niente?''. Con ciò il giallo sarebbe bello e che finito se non fosse che in paese arriva il capitano Medina, comandante della compagnia destinata a ''quella sperduta, romantica, semidiroccata e orgogliosa fortezza....
    garanzia di aiuto per la scarsa popolazione dei dintorni''. Il colonnello vive una situazione difficile, mandato in quel posto forese per punizione, preda oramai dell'ansia, dell'attesa di qualcosa che possa cambiare le cose, ma conserva un suo particolare senso morale e della legge, pur nella sua apatica solitudine e nel suo rivelarsi poi capace di tutto. Comunque è lui che fa arrivare un giudice e la storia riprende, tra la caccia a due reclute fuggite dal forte che vanno compiendo stupri, tra prostitute, militari, contadini spietati, un colonnello aggrappato ai propri principi in quel nulla e un medico rimasto legato a un amore finito. Tutti personaggi che vivono nella forza incisiva e visionaria delle descrizioni di Benet, che dissemina indizi non facili da collegare e attira il lettore nel suo particolare desolato, umanissimo inferno, per sorprenderlo.
   

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