Il ministro della Cultura "è un
importante e riconosciuto giornalista dei nostri Tg nazionali" e
"trovo perlomeno indelicato ironizzare sulle posture politiche
dei suoi ex colleghi". Così a Repubblica Riccardo Laganà,
consigliere di amministrazione Rai eletto dai dipendenti,
commentando le parole di Sangiuliano sui "piccoli Stalin" che
circolerebbero nella tv pubblica. Laganà dice di non averne mai
visti, "in compenso ho visto direttori di testata andare a
convention di partito, farsi selfie con leader politici e
messaggi social troppo schierati. Il problema è ciò che esiste
dietro questa ironia del ministro, comune a molti politici:
vedere e pensare il servizio pubblico come terra di conquista".
"Sono molti i giuristi che ritengono incostituzionale la
parte dell'attuale legge che assoggetta i vertici Rai alla
nomina dell'esecutivo anziché del Parlamento - aggiunge - Uno
stato di cose che fa comodo in modo trasversale: da sempre le
nomine ai Tg devono essere gradite al governo di turno, come le
conduzioni di programmi chiave e alcuni spazi in palinsesto". I
turn over in arrivo sono "una prassi che non ha colore politico,
profondamente sbagliata: i processi di scelta dovrebbero essere
tracciabili e adeguatamente motivati, non giustificati dalla
smania di occupare tutte le poltrone con lo scopo di orientare
il consenso".
Le voci su Chiocci, un esterno, al Tg1? "La valorizzazione
delle risorse interne è un dovere. In Rai ci sono
professionalità che attendono da tempo la loro occasione. La Tv
pubblica si difende anche dicendo dei no, rifiutando le
pressioni esterne".
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