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A Spoleto, grande Barbara Hannigan in concerto

A Spoleto, grande Barbara Hannigan in concerto

dirige orchestra S. Cecilia, canta e recita Poulenc-Cocteau

SPOLETO, 04 luglio 2022, 12:15

(di Paolo Petroni)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sale sul palcoscenico del Festival di Spoleto in Piazza Duomo una donna cinquantenne, in pantaloni e maglietta, e si dimostra subito padrona della situazione, rivelando un'energia rara che le permette di dirigere l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, assieme cantando da solista e recitando il celebre monologo di Jean Cocteau''La Voix Humaine'' musicato da Francis Poulenc. Si tratta di Barbra Hannigan, artista di fama internazionale che, in questo monologo di una donna che soffre per amore, parlando al telefono con l'uomo che l'ha lasciata, dimostra una forza espressiva e una presenza scenica che le permettono di trasmettere l'emotività di un lavoro intimista, da camera, nel grande spazio scenografico della piazza, in cui appare piccola e lontana.
    L'ha aiutata in questo un allestimento scenico con un grande schermo dove lei, che voltava la schiena al pubblico, rivolta all'orchestra, appariva ripresa di fronte e in diversi ingrandimenti, a rendere ogni suo movimento e espressione anche agli spettatori più lontani. Del resto è subito evidente come lei senta la musica anche fisicamente, con tutto il corpo sempre in movimento, come non smetta di rivolgersi all'orchestra entrandovi in stretta comunicazione solo col gesto delle mani, di una mano, quando l'altra invece recita, assieme alle espressioni del viso e soprattutto, da grande soprano, in un corpo a corpo col variare dei sentimenti, con la modulazione, le intonazioni, le coloriture, le diverse intensità della voce.
    Certo Poulenc le dà il sostegno necessario, coi suoi guizzi, la sua veemenza, le sue dolcezze e le sue pause, cui adagia le parole, i lamenti, i sussurri e le grida soffocate di dolore, subito ritratte e mascherate, le frasi tenere, i sorrisi, le bugie sussurrate e le verità strazianti, come i ''Ti amo'' che chiudono la comunicazione e il lavoro, dopo che la voce pareva essere sul punto di rompersi per il pianto o di non soffocare più la rabbia con la centralinista per una comunicazione telefonica più volte interrotta.
    Una serata davvero coinvolgente grazie allo spirito e l'animo di questa artista, forse la più attesa di questa edizione del Festival, davvero un po' eccezionale, che prima, solo come direttrice, ha proposto ''Metamorphosen'', lo studio per 23 archi solisti di Richard Strauss, scritto negli ultimi mesi della guerra, ''il periodo più terribile della storia umana'' come sottolinea il compositore, e eseguito la prima volta nel 1946. Un'elegia luttuosa e sentimentale intensa, delicata e ricca di citazioni classiche ''in memoriam'', come annota lo stesso Strauss.
    Dopo i lunghi appalusi alla Hannigan, che al Festival sarà impegnata in altri tre appuntamenti (domani con un recital di canzoni scritte per lei dal compositore americano John Zorn, poi in ''Happening musicale'' accompagnata dal clarinetto di Alessandro Crabonare e Antonio Pappano al pianoforte, il quale poi la dirigerà il 10 luglio nel concerto finale in piazza in ''Knoxville: summer of 1915'' di Samuel Barber), è stato consegnato il premio della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto dal suo presidente, il sindaco della città e la direttrice artistica del Festival Monique Veaute.
    Barbara Hannigan è considerata un'eccezionale specialista delle opere contemporanee: si è esibita in oltre 85 prime mondiali e ha ispirato leggendari compositori come Pierre Boulez. Già in giovane età era appassionata di musica, che aveva cominciato a studiare nel ''piccolissimo villaggio sulla costa est del Canada - come racconta lei stessa - dove non si conosceva molta musica classica, non avevamo proprio esempi d'opera, per cui penso che quando mi sono trasferita nella grande città, a Toronto, a 17 anni, mi sono sentita un po' intimidita. C'erano tutti questi musicisti che erano molto più preparati di me e in qualche modo avevo paura. Però cantare musica contemporanea, lavorare con compositori viventi, in qualche modo mi ha dato una fiducia in me stessa che ho poi potuto usare anche per la musica già esistente''.
   

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